mercoledì, dicembre 10, 2014

La laurea di S.B.

"Siamo così arrivati al momento finale, quello nel quale non si può prescindere da una certa solennità. Ma il luogo e la situazione nelle quali ci troviamo oggi, del tutto straordinarie, ci impongono di aggiungere qualcosa in più prima di pronunciare la formula di rito.

Il percorso che in questo giorno trova il suo compimento è stato fortemente voluto, oltre che dall’interessato, dall’istituzione universitaria che qui noi rappresentiamo. Per un motivo ben preciso: la ferma convinzione che la missione dell’università consista nel portare  la cultura, il sapere, laddove più se ne registra il bisogno. Laddove questo strumento costituisce, se non l’unica, sicuramente la più nobile e la più certa tra le forme di riscatto possibile per chi nel passato ha commesso degli errori, anche molto gravi.

Alle nostre spalle un cammino che è stato complicato, impegnativo, irto: si sono dovute vincere enormi difficoltà burocratiche e culturali, smuovere dall’immobilismo paurose masse inerziali. Ma oggi i risultati ci dicono che ne è valsa la pena. Che avevamo visto giusto.

Diceva Bertold Brecht “Impara, uomo in prigione. Affamato afferra il libro: è un arma”. E il candidato lo ha fatto. Adesso possiamo dirlo. E lo ha fatto, come diceva Brecht nella sua poesia, per prendere il potere. Non certamente il potere politico a cui l’autore si riferiva, bensì il potere derivato dalla conoscenza: quello che consente di affrancarsi dal malaffare figlio dello sfruttamento per porsi, da uomini liberi, finalmente di fronte a sé stessi e agli altri. Da pari a pari, coi propri diritti e coi propri doveri. Oltre queste sbarre che vediamo alle finestre, oltre qualsiasi prigione.

Signore e signori intervenuti a questa piccola - e a suo modo storica - cerimonia: credo conveniate con noi che di fronte alla brillantezza ancora oggi dimostrata dal candidato nel corso della discussione, possiamo dirci certi che questo studente un po’ particolare sul quale tanto abbiamo investito, se le circostanze glielo consentiranno, saprà restituire alla collettività cento volte quello che dalla collettività ha ricevuto per il tramite della nostra università.

Bene. Tutto ciò premesso veniamo al dunque.

Signor Salvatore Buzzi, questa commissione, considerato il curriculum degli studi da Lei Compiuto e valutata la tesi di laurea, attribuisce alla prova finale la votazione di 110/110 e lode. Per l’autorità conferitami dal Magnifico Rettore la proclamo Dottore Magistrale in Lettere.

Complimenti ancora. E si ricordi: ci aspettiamo grandi cose da lei.”


 La Stampa , 21/07/1983