martedì, febbraio 28, 2012

Fai girare l'economia, ammalati di più

La Regione Lombardia renderà noto a coloro che hanno dovuto beneficiare di prestazioni sanitarie il costo delle medesime. E' tutto PIL che cola. E neanche un grazie ?

martedì, febbraio 21, 2012

In che anno sponsorizzato siamo adesso?

La sensazione che la vita sia una coazione a ripetere che solo grazie a qualche incidente di percorso non punta dritta all'autodistruzione; la tendenza un po' puritana un po' malata a vedere in qualsiasi tipo di passione l'ombra della dipendenza, per cui ci si può drogare anche di ideali indipendentisti o di repliche di m*a*s*h*: la difficoltà a trasformare un pessimismo chimico, biologico, cosmico, in una narrazione coerente; la voglia di buttarla in saggistica, che è un genere molto più praticabile e spiccio, come milioni di blogger nel decennio successivo dimostreranno; tutto questo probabilmente ha congiurato a rendermi David Foster Wallace molto più vicino di tanti autori contemporanei magari più interessanti, magari più capaci, magari meno ripetitivi e ossessionati, magari anche no.

Oppure è stato semplicemente chiudersi in casa con un libro, come mi piaceva fare nelle estati afose, e quel libro cominciava con un tizio che si chiudeva in casa con un tocco di fumo e non esisteva più nient'altro, per lui, per giorni: il libro poi dura altre mille pagine ma a me sono bastate quelle quattro; non credo di aver mai fumato in vita mia ma non credo nemmeno di essermi mai più immedesimato tanto in un personaggio. L'odore che ho sentito in quelle pagine sapeva del mio sudore, e della fine del mondo. È molto difficile spiegare e non garantisco che vi faccia lo stesso effetto.

Una volta in una libreria un tizio dal nulla esclamò: ma questo libro costa un sacco di soldi. Mi voltai e vidi che libro era. Con tutti i libri che ci sono in una libreria e che non leggerò mai. Ci posso mangiare per un giorno con quei soldi, continuò. Devo mangiare oggi o devo leggermi questo libro? Mi chiese così, e per un attimo mi sembrò di trovarmi nelle note di un altro romanzo. C'era una lieve barriera linguistica, quanto bastava per non rispondergli di stare attento: che certi libri effettivamente la fame te la fanno passare. Ero da qualche parte nella Grande Concavità, era l'Anno della Lavastoviglie Silenziosa Maytag.

mercoledì, febbraio 15, 2012

Greece for dummies (WARNING MURODITESTO)

Puntuale come il malditesta nel weekend ecco di nuovo il ficcante punto di vista sulla situazione della Grecia dal privilegiato osservatorio delle Marche, che mi chiedo io come fate a farne a meno. E vogliate notare anche il perfetto tempismo, ché adesso c'è Sanremo in tv e la Grecia nessuno sa più se sia fallita già o se se la sia comprata Celentano col suo compenso.

La Grecia è in ginocchio, posizione ideale per certi lavoretti; infatti il giorno dopo l'approvazione in parlamento di un altro pacchetto di legnate (15.000 licenziamenti nel settore pubblico, salario minimo nel settore privato per gli under 25 che scende a meno di 400 euro al mese, in discussione pensioni, tredicesime e quattordicesime) le borse si sono tirate su che manco dopo una botta di viagra.

E anche se i monellacci greci hanno fatto - di nuovo! - i bravi bambini, votando per filo e per segno quello che dicevano la porca troika, la BCE, Sarkò, Merké, alla fine gli hanno detto che beh, boh, ma mi sa che mica ve li diamo sul serio poi questi 130 miliardi. Forse ve ne molliamo solo 14 (quelli necessari alla prossima scadenza dei titoli che vanno rimborsati il 20 marzo) ed esigo che torniate comunque a casa prima delle 23. Dirlo prima del voto pareva brutto.

A proposito di voto, nella culla della democrazia i parlamentari di PASOK e Nea Dimokratia che non si sono attenuti alle direttive e hanno votato secondo coscienza, una quarantina in tutto, sono stati espulsi dal partito il giorno dopo.

Intanto fuori dal parlamento s'è scatenato al solito l'inferno, ma tanto lo sapete come sono i greci: "This is Spartaaaa!", "Il debito non lo paghiamooo!", "Vogliamo andare in pensione a trent'anniiii! (ne parla Boldrin, una specie di wannabe Brunetta con un monte di pregiudizi anti-ellenici alto così)

Dice che bruciare la città non serve a niente (in cenere 45 edifici, alcuni di valore storico e architettonico, fra cui banche, cinema, centri commerciali) ma intanto gli ateniesi hanno guadagnato più prime pagine nei giorni scorsi di quando vinsero gli europei, nonostante ostentassero un calcio messo peggio dei loro attuali bilanci pubblici.

Non si capisce poi esattamente cosa avesse tutta quella gente da protestare: a chi non piacerebbe perdere ogni speranza nel futuro, il trenta per cento dello stipendio subito e qualche mensilità aggiuntiva poi, la dignità e la sovranità nazionale, mentre l'Europa ti sputa addosso trattandoti da appestato, in cambio della promessa di altre violentissime misure lacrime e sangue a giugno e alla fine dell'inevitabile default? Per questo tipo di pratiche sessuali c'è gente che paga anche molto bene.

Le scene da piazza Syntagma, la guerriglia con mezza città in fiamme, i gas lacrimogeni che arrivavano anche a kilometri di distanza dal centro, costituivano uno sfondo surreale all'esilarante "dibattito" parlamentare.

Era invero piuttosto divertente vedere l'onorevole Venizelos, quello dell'abbiamo magnato tutti insieme (riferendosi al debito pubblico che si è accumulato ed è stato nascosto anche dal suo partito che per anni ha governato, il PASOK) che minacciava accorato l'avvento dell'apocalisse se non fosse stato approvato il pacchetto della troika. Mentre fuori l'apocalisse c'era già.

Il povero inetto Papandreu che si dimenava per ricordare a tutti il gran patriottismo della sua famiglia e non invece il sistema clientelare che il partito suo e di suo padre, l'ex primo ministro Andreas (indovinate? il PASOK!) ha introdotto e mantenuto con successo. Nei sondaggi sono passati in qualche mese da oltre il 30 (vincitori alle ultime elezioni politiche) all'8%. Vediamo alla prossima tornata in aprile se fanno la fine del nostro PSI.

Samaras, leader della destra post cinghialotto-Karamanlis (primo ministro dal 2004 fino a qualche anno fa) uno che come statura politica se la giocherebbe con Bondi, ha introdotto il voto del suo partito (Nea Dimokratia) in parlamento con un veemente "gnegnegnè è tutta colpa vostra specchio riflesso". Un vero statista che ha saputo cogliere il clima sociale nel giorno prima del ground zero greco.

Papademos, l'attuale primo ministro, ha imposto tagli pesantissimi a un settore pubblico pesantissimo e sta privatizzando quello che può, anche a tranci al mercato rionale (laikì agorà) il sabato mattina. Ma comunque fra un paio di mesi ci sono le elezioni politiche come già ricordato e Papademos non ci sarà più. Lui è un grigio tecnico non eletto, come Monti, scuola Goldman Sachs, come Monti e come i consulenti che hanno truccato i conti ellenici per fare entrare la Grecia in Europa nel 2002 (e anche in seguito).

Certo, non dimentichiamo che i cittadini greci, la loro grande maggioranza, hanno votato per anni questi partiti, questi politici. Lobby e categorie hanno tratto enormi benefici da questo sistema inefficiente (in primis dipendenti pubblici e imprenditori). Secondo voi questo è l'unico sistema in Europa ad essere malato di corruzione, evasione, familismo? Di tutti i soldi presi in prestito per consumare e non per investire quasi non restano strutture. Ah sì, l'utilissimo Velodromo al Pireo, souvenir delle Olimpiadi. Quelle poche che ci sono stanno per essere svendute all'estero o privatizzate. Rimane solo il ricordo di un welfare insostenibile per un paese scarsamente industrializzato e poco propenso all'export. Medicine, sanità, istruzione erano pressoché gratuite, le vacanze erano pagate dallo Stato ai meno abbienti, gli assegni di disoccupazione fioccavano con cifre che oggi non ci arriva manco uno stipendio vero. A raccontarlo oggi non ci si crede.

Io, nel mio piccolissimo, posso testimoniare che una parte non infinitesimale di greci non ha mai smesso di puntare il dito e protestare scendendo in piazza, per come stavano messe le cose. Per questo mi è abbastanza facile capire le ragioni dei manifestanti più esasperati, che dubito abbiano mai votato per la destra o la sinistra (per quanto il PASOK sia da sempre percepito come partito di centro, la sinistra in Grecia è un'altra storia, ci sono davvero i comunisti). È ovvio che siano incazzati: non solo non li hanno votati, ma non hanno mai tratto vantaggi dal loro voto mentre questi li hanno portati al fallimento. Ora, avendo (inutilmente) votato i tagli, questa classe politica, che si è consegnata spontaneamente incaprettata alla troika non avendo scelta, sembra voler dare l'ultima spintarella mentre il paese danza sull'orlo del baratro. Spintarella travestita da unica via possibile.

Interessanti le reazioni dei nostri intellettuali di punta, profonde e piene di spunti le loro sapide analisi


EPILOGO

Ma noi non dobbiamo avere paura, ricordate NOI NON SIAMO LA GRECIA. Ce lo ripetono tutti come un mantra, comincia ad essere inquietante e a prendere i contorni del wishful thinking. Un professore ha detto che i greci sono solo degli imbroglioni buoni a vendere olive e pistacchi, mica come noi. Ricordatevene quando finite le manovre lacrime e sangue tornerà in Italia un governo politico e saremo di nuovo nella melma (non che adesso). Vedrete come sembreranno buoni i pistacchi poi.

Perché l'Europa prima fa il gioco del bastone e della carota (votate il pacchetto che vi salviamo) e poi utilizza quest'ultima per sodomizzare il paese? Il senso non è proprio chiaro: default sì, cari magnafèta, ma prima vi facciamo ballare ancora un po' di syrtaki, così, perché ci va. Tanto si sa già come andrà a finire, anzi com'è finita. La Grecia è fallita anni fa, ci sono delle colpe ma non solo elleniche e le decisioni impopolari ed eterodirette dei suoi governanti negli ultimi due anni sono state da un punto di vista economico praticamente tanto inutili quanto inappuntabili, cifre alla mano. Socialmente è stata l'inaugurazione della macelleria di cui s'è già detto. È molto comodo che passi la linea "tutta colpa del popolo greco". Ci fa stare tranquilli anche se le analogie fra noi e loro mettono i brividi. Ma voi davvero avete quest'immagine dei greci che sguazzavano nel lusso sfrenato coi soldi presi in prestito dai tedeschi? Avete mai visto una città greca? Secondo voi le Olimpiadi le voleva davvero il popolo sovrano nel 2004? Avete acceso un cero a Monti che ha detto no a Roma 2020?

Ma non voglio infierire oltre. Io ora, dal mio privilegiato osservatorio marchigiano, vorrei fornirvi, intermediando abbestia e pure aggratis, un po' di curiosità trovate in giro su twitter la sera degli scontri e anche dopo

a) a Salonicco, nel popoloso quartiere di Kalamarià dove abitavo, da alcuni di giorni non c'è più l'illuminazione pubblica. Così si abituano
b) s'era sparsa la voce che molti bancomat già nei giorni precedenti il drammatico voto in parlamento non dessero più soldi
c) mentre anche in altre città la protesta impazzava arrivavano twit dai manifestanti indignati che sfilavano accanto a bar costosissimi (pieni!) e a inaugurazioni glamour di negozi di poltrone.
d) i tifosi di Olympiakos, Panathinaikos e Panionios, che si scannano da sempre, sono scesi tutti insieme in piazza
e) di nuovo nascosti in mezzo ai celerini locali ce n'erano di stranieri
f) la polizia ha sparato così tanti lacrimogeni che a un certo punto li ha finiti. E da piangere per la situazione ce ne sarebbe stato già pure senza gas
g) la polizia ha messo le mani addosso all'anziano Glezos, simbolo della resistenza antinazista, l'eroe che ventenne salì sul partenone a togliere la bandiera con la svastica
h) la polizia ha iniziato a sparare lacrimogeni poco prima che Miki Theodorakis, compositore 88enne altro simbolo della resistenza greca, iniziasse a parlare alla folla
m) Nel 2011 lo stato tedesco ha pagato i fornitori in 35 giorni. Francia in 65. Grecia in 170. Italia in 180. (Commissione Ue)

Se vi va di leggere come si vive da quelle parti in questo periodo vi consiglio il blog di Marco, un mio amico e compaesano che vive ad Atene e a differenza mia ha il dono della sintesi.