giovedì, gennaio 27, 2011

Ferruccio stanco di lager

Sul Corriere in questi giorni, siccome bisogna parlare di Giornata della Memoria ma non c'è niente di nuovo da dire, De Bortoli ha fatto partire un dibattito interessante, ma proprio interessante, ma interessante come solo al Corriere sanno essere interessanti, un dibattito dicevo, sulla stanchezza della Memoria. In pratica: uff, sono undici anni che ripubblichiamo le stesse foto di Birkenau, noooooooia. Ci siamo giocati i contenuti speciali del diario di Anna Frank, ci siamo giocati le polemiche su Oskar Schindler che non era uno stinco di santo, e adesso? Ma poi non è un po' superficiale questo voler ricordare le cose un giorno solo? Dai, dai dibattito.

Cosa dire. Sì, è superficiale, più o meno tutte le ricorrenze lo sono, ma non è che si possa fare molto di più. Anche il Natale probabilmente all'inizio non era proprio il baraccone con Babbo Natale e i regali, però ai bambini è piaciuto così, funziona, meglio di niente. Complimenti, avete scoperto che istituzionalizzare il ricordo comporta il rischio di banalizzarlo. Quindi? Avete proposte? No, si fa per dire, non mi aspetto soluzioni interessanti da De Bortoli e compagnia. In generale la loro stanchezza degli uomini anziani non mi sorprende. Credo che non c'entri molto con la giornata della memoria, che è una cosa che si fa per i ragazzi.

E i ragazzi non si annoiano. Per loro non si tratta del ricordo di un ricordo di un ricordo, ma di una cosa nuova, che ieri non conoscevi e oggi scopri. E' anche il motivo per cui mi piace stare lì, dove ogni giorno è il primo giorno in cui ti parlano di qualcosa, e tutta la noia degli adulti è molto ma molto in là da venire. Certo, con gli anni un po' di nausea viene, ma alla fine è tu sai sempre che ci sarà sempre una classe nuova a cui mostrare Schindler's list, e il bambino che si tuffa nelle latrine sarà sempre un calcio nello stomaco.

Sembra diverso, quando capita a te

Sei lì al computer, nel tuo ufficio, una mattina come le altre, anche un po' noiosa. Verso le 11 arriva un rappresentante sindacale e ti dice Tutti nell'atrio. Annusi la catastrofe. Vengo anch'io che sono un consulente?, chiedi. Sì, anche tu, risponde. Scendi ed eccola lì, la catastrofe, nell'atrio. Nell'atrio ci sono centinaia di persone, tutto lo stabilimento, a parte alcuni manager, quelli più in alto. C'è del gran silenzio. Alcuni piangono e ti viene in mente la FIAT, solo che sembra diverso, quando capita a te.

A me è capitato oggi, qualche ora fa, e sta continuando a capitare. Io lavoro lì. Lì sono consulente, il pane lo prendo da un altro, ma insomma, sono parte dell'indotto, come il barista lì di fianco che ci fa il caffè al mattino, né più né meno. A tutti gli operai, gli impiagati e alla cittadina va la mia solidarietà. Spero anche la vostra.

mercoledì, gennaio 26, 2011

lunedì, gennaio 24, 2011

La plebe è sgomenta


Via asphalto ho trovato un generatore di arazzi di Bayeux, e adesso Piste rischia seriamente la deriva mediovaleggiante.

Yousilvio!


Non so neanche più dove l'ho presa, gira dappertutto.
(Se siete l'autore, palesatevi nei commenti e vi sarà tributato l'onore che meritate).

sabato, gennaio 22, 2011

Mario Borghezio: quello che wikipedia il Corriere non dicono/2


La Stampa, 22.02.1979
In carcere per bancarotta un assessore di Cuorgnè, Giovanni Jaria, e due avvocati


Truffe e strane operazioni finanziarie che hanno per sfondo la fantomatica cooperativa «Aurora» di Borgaro continuano a interessare la magistratura che sta indagando su fatti e misfatti di questa società in cui parecchia gente in buona fede ci ha rimesso i risparmi credendo di poter un giorno diventare proprietaria di un alloggio. Ieri il giudice istruttore Accordon ha emesso sei mandati; di cattura eseguiti dai carabinieri del reparto operativo. Sono stati arrestati due avvocati. Veniero Frullano di 50 anni e Mario Borghezio, 32 anni, un assessore di Cuorgnè, Giovanni Jaria, impresario e personaggio pubblico piuttosto «chiacchierato» tanto da essere espulso dal partito socialista in cui militava attivamente. (…)


La Stampa,
23.02.1979
Dietro i raggiri della falsa cooperativa l'ombra del delitto di Vauda Canavese?

Tra i cocci della cooperativa «Aurora» di Borgaro. dichiarata fallita nell'autunno scorso, c'è di tutto: truffa, falsi in contabilità, raggiri, «buchi» per decine di milioni, bilanci fasulli, un'estorsione e, domani, forse, la spiegazione di un delitto che pareva destinato alla polvere degli archivi. Vediamo di riassumere gli ultimi sviluppi della complessa vicenda. Tra ieri e martedì notte il giudice istruttore Accordon ha interrogato le persone arrestate; gli avvocati civilisti Venicro Frullano e Mario Borghezio; l'impresario ed assessore di Cuorgnè Giovanni Iaria; il suo socio Luigi De Stefano e un commerciante di Vimodrone (Milano), Giovanni Tornaghi, 47 anni. Costui, in concorso con Alfredo Luca, 50 anni, radiotecnico di Milano, avrebbe tentato un'estorsione a due non meglio specificati soci della «Aurora». Come? Cercando di farsi consegnare un paio di brillanti del valore di 10 milioni e offrendo in cambio il silenzio sull'imbroglio che Gian Maria Massari farmacista di Borgaro e factotum della cooperativa, ed i suoi più stretti collaboratori, andavano tessendo alle spalle dei «soci». (…) E c'è di più: da questa fitta ragnatela dovrebbero venire fuori i nomi e le ragioni di un delitto commesso presso Vauda Canavese il 30 agosto scorso. Quella sera, due contadini scorsero nelle vicinanze di un loro vigneto affiorare dal terreno il braccio di un cadavere sepolto da poco. La fossa, scavata qualche ora prima, conteneva il corpo di Loris Silvestri, ex cuoco, «giustiziato» con due colpi di pistola alla testa. C'è il sospetto che il Silvestri avesse ficcato il naso troppo a fondo proprio nelle attività delle società fantasma che pullulavano nella zona, minacciando forse di parlare. Da qui l'ordine di farlo tacere per sempre. Esistono collegaimenti tra le indagini che sta svolgendo il magistrato sulla cooperativa di Borgaro. e varie «affiliate», e il delitto di Vauda (la pratica è pure nelle mani del giudice Accordon?) Lo si saprà forse tra pochi giorni.

La Stampa, 03.05.1980
La cooperativa-truffa a Borgaro Rinviate a giudizio 11 persone

La truffa ai danni di persone che sono alla ricerca di una casa sta diventando sempre più frequente. Un esempio viene dalla cooperativa fantasma «Aurora», di Borgaro. costituitasi nel marzo del '77 e dichiarata fallita nel gennaio del '79. I soci avevano nel frattempo versato oltre alle 50 mila lire di capitale sociale e alle 250 mila, a titolo di fondo spese, quote pari al 10 per cento del valore degli alloggi vale a dire, dai 2 al 2 milioni e mezzo di lire ciascuno. Al centro della vicenda, nata da una denuncia dell'ottobre '78, e i successivi esposti dei soci che avevano ormai intuito la truffa ordita ai loro danni, un gruppo di spregiudicati professionisti, in questi giorni il giudice istruttore Acordon ha chiuso l'inchiesta, chiedendo il rinvio a giudizio davanti al tribunale per undici persone. Tutte devono rispondere di associazione per delinquere e concorso nella truffa. Sono: Giuseppe De Vita, 37 anni, ex postino e vicesindaco di Borgaro, socialista come Gian Maria Ammassari, 35 anni, che abbandonò la gestione della farmacia nel paese per darsi alla politica (era segretario del psi della locale sezione) e agli affari; (…) Maria Luisa Aime, 25 anni, di Leinì, impiegata, socia e consigliere d'amministrazione, grazie alla sua amicizia con il farmacista; (…) l'imprenditore edile Giovanni Iaria, 33 anni, che secondo l'accusa forni fatture «di comodo» per un importo di 91 milioni, a titolo di spese per materiale edilizio mai consegnato; gli avvocati Veniero Frullano e Mario Borghezio, che dovevano assistere come legali gli amministratori e parteciparono invece agli utili dell'impresa truffaldina; (…) Il via alla cooperativa-truffa risale all'inizio del '77. Il progetto è allettante: 150 alloggi da tre a cinque vani, prezzi vantaggiosi. L'iniziativa viene sponsorizzata dalla locale sezione socialista (segretario Ammassari, il farmacista) e dal vicesindaco De Vita, intraprendente e conosciuto. I guai cominciano quando i soci, che nel frattempo hanno versato il 10 per cento del valore degli alloggi, chiedono informazioni più precise sull'ubicazione del terreno e sulla concessione da. parte del Comune dell'autorizzazione a costruire. La verità viene a galla in consiglio comunale quando il sindaco Sola, rispondendo all'interrogazione di un esponente della Democrazia Cristiana, in minoranza nel Comune, rivela che il terreno dell'«Aurora» non esiste. Poi va dal pretore di Ciriè Di Palma che fa partire l'inchiesta.

La Stampa, 18.12.1993
«On. Borghezio, lasci l'Antimafia»

Il caso della cooperativa socialista «Aurora» di Borgaro coinvolge nuovamente Mario Borghezio, oggi deputato e capogruppo della Lega Nord nella Commissione parlamentare antimafia. Il senatore e il deputato dei Verdi Emilio Molinari e Massimo Scalia e il senatore della Rete Carmine Mancuso, in una lettera, hanno domandato al presidente della commisione Luciano Violante, pidiessino, se il comportamento di Borghezio nella bancarotta della Cooperativa Aurora (e nell'ammanco di 90 milioni) sia compatibile con il suo attuale incarico di commissario dell'Antimafia. Tanto più che il tribunale condannò assieme a lui (e ad un'altra dozzina di persone) «tal Giovanni Iaria, indagato per legami con la mafia calabrese». (…) In altre parole i due senatori Verdi e il deputato della Rete sollecitano il presidente dell'Antimafia ad invitare Borghezio a dimettersi. Ma il deputato della Lega risponde picche: «E' curioso che questa faccenda ritorni a galla alla vigilia dello scioglimento delle Camere». Contrattacca: «Siamo di fronte a una chiara manovra anti-Lega, orchestrata per far riemergere quella vecchia storia». Una storia di ammanchi (dalla cooperativa sparirono 90 milioni) e una «bancarotta fraudolenta» che parevano dimenticati. Anche perché, dopo la condanna (due anni) pronunciata dal tribunale nell'84 e confermata in corte d'appello nell'86, la Suprema Corte annullò le sentenze per vizio di forma: i due dibattimenti, a giudizio della Cassazione, si erano tenuti nonostante che il fallimento della cooperativa fosse stato impugnato, quindi non esecutivo. «Senza la sentenza di fallimento non poteva configurarsi il reato di bancarotta» dice Borghezio. (…) E sulla questione Iaria: «Non ho avuto rapporti diretti con lui. In quella cooperativa ero solo un legale. Fui chiamato quando il buco di 90 milioni c'era. Che potevo fare? (…)

La Stampa, 22.02.1979
In carcere per bancarotta un assessore di Cuorgnè, Giovanni Jaria, e due avvocati

(…) Esaminando i libri contabili della fallita cooperativa «Aurora» sarebbe emerso che un «buco» di 90 milioni avrebbe avuto la copertura fasulla di fatture emesse dallo Jaria, o meglio dall'impresa «Ice» di cui Jaria era amministratore. Perché? L' Ammassari, factotum della «Aurora», con quelle fatture fittizie avrebbe dimostrato ai soci che la contabilità societaria era perfetta e che i lavori sarebbero cominciati presto. Tanto è vero che sarebbe riuscito grazie a quelle «credenziali» a far versare altre somme ai soci, soldi finiti poi non si sa bene dove. L'«operazione fatture» sarebbe un'iniziativa dell'Ammassari, conclusa con l'aiuto degli avvocati Borghezio e Frullano che gli avrebbero presentato Giovanni Jaria.

CNEL – Osservatorio socio-economico sulla criminalita, L’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia di alcune regioni del Nord Italia, 23 febbraio 2010

(…) Si può cominciare da Cuorgnè, in provincia di Ivrea,che è un esempio di come sia stato possibile realizzare un determinato inserimento in quelle realtà. Protagonista della vicenda fu Giovanni Iaria che protestò sempre la sua innocenza di fronte alle accuse dei magistrati che in tempi diversi s’occuparono di lui. Era amico di Mario Mesiani Mazzacuva, capobastone di Bova che aveva interessi economici nel canavese e in Val d’Aosta, e di un altro mafioso di spicco della ‘ndrangheta di quegli anni originario di Marina di Gioiosa Jonica e operante a Torino, Francesco Mazzaferro. Quando verrà battezzata la figlia di costui, Iaria era presente, anche se dirà di aver partecipato a quel battesimo per l’amicizia che lo legava al cantante Mino Reitano ingaggiato per allietare la festa. Iaria era un imprenditore edile. Sui suoi cantieri, a quanto pare, lavoravano “pregiudicati calabresi” che avevano ottenuto il beneficio della semilibertà “grazie a richieste nominative di imprese legate a Iaria”. Insieme ad un altro socio aveva il controllo della manodopera locale di origine calabrese e con essa riusciva ad inserirsi in vari lavori. E’ significativo il fatto che un grosso imprenditore di Cuorgnè “quando aveva bisogno di manodopera si rivolgeva allo Iaria” e questi, d’altra parte, “era in grado di praticare prezzi enormemente vantaggiosi rispetto a quelli che potevano praticare altre ditte esecutrici dei lavori”. Il che può spiegarsi solo con il fatto che Iaria “disponeva di manodopera meno costosa e, cioè, sottopagata o in ‘nero’”. Giovanni Iaria cominciò a tessere relazioni con vari ambienti. Non sorprende allora trovarlo in rapporto “con quei personaggi che rappresentavano le istituzioni la cui frequentazione è in grado di conferire prestigio ed immagine e, al tempo stesso, aggiungere potere”. Il rapporto con il procuratore della Repubblica di Ivrea costò caro al magistrato che si dimise dall’ordine giudiziario. Né può sorprendere il fatto che lo stesso Iaria si sia dato attivamente a fare politica: “Già nel 1975 era in grado di controllare una buona fetta dei voti degli immigrati”, 500 a suo dire. Con quei voti fu eletto consigliere comunale di Cuorgnè e divenne subito assessore. (…)


Qui la prima puntata dell'inchiesta Borghezio

La lingua italiana ha i suoi problemi


Ok, spiànati.

giovedì, gennaio 20, 2011

Mario Borghezio: quello che wikipedia e il Corriere non dicono

Corriere della Sera, 8/9/1996
Borghezio, via dal Nord le statue di Garibaldi

"L' 11 luglio 1976 ad esempio (come ricordo' un paio di anni fa l' "Avvenire") fu bloccato con un amico a Pont Saint Luis, vicino a Ventimiglia, con una cartolina indirizzata "al bastardo Luciano Violante", allora uomo di punta nelle inchieste contro i neri. Il testo del messaggio, accompagnato da un paio di svastiche, da un "Viva Hitler" e dalla firma da "Ordine Nuovo", era il seguente: "1, 10, 100, 1000 Occorsio". Il giudice ucciso due giorni prima. Il camerata leghista non ne parla volentieri. Ammette solo che faceva parte di "Jeune Europe". Non era una specie di gioventu' post hitleriana? "No, eravamo europeisti, guardavamo a Evola. "

La Stampa, 22/07/1976
Ex amministratore della "Venchi,, è accusato di ammanchi colossali

Sono tornati in libertà i due torinesi, l'ex assistente universitario, Mario Borghezio e il maestro Pier Francesco Volpi, entrambi simpatizzanti neofascisti, fermati a Ventimiglia il 13 luglio scorso dalla polizia dì frontiera che aveva trovato a bordo della loro auto una cartolina con minacce al giudice istruttore Violante. Lo ha deciso il sostituto procuratore della Repubblica Burzio, non ritenendo sufficiente come unico elemento indiziante per il reato di cospirazione politica la cartolina indirizzata al giudice. I due erano stati portati a Roma per accertamenti, a disposizione del magistrato Claudio Vitalone che dirige l'inchiesta sul feroce assassinio di Occorsio. A carico di Borghezio e di Volpi è rimasta l'imputazione di falso e ricettazione, per alcuni documenti di identità contraffatti sequestrati nelle loro abitazioni, in via Arona 10 e in via San Donato 45. A casa del Borghezio, tra le altre cose, la polizia aveva trovato una divisa da ufficiale nazista completa di spalline, mostrine e distintivi, con l'aquila nazista e una croce di ferro di terza categoria. Interrogati dal magistrato i due hanno detto che la cartolina era uno scherzo e non avevano intenzione di spedirla, tanto è vero che era affrancata con un francobollo francese ed erano ormai entrati in Italia. Mario Borghezio e Pier Francesco Volpi sono stati scarcerati

Update e commento:

La Stampa, 28/07/1976
Il difensore di Mario Borghezio, uno dei due giovani arrestati a Ventimiglia perché sull'auto aveva una cartolina con minacce indirizzata ai giudice Violante che ha istruito il processo ai neofascisti torinesi, ci chiede di precisare che il suo assistito « non è mai stato simpatizzante neofascista in quanto Iscritto alla Democrazia Cristiana in cui riveste carica direttiva a livello giovanile e che nessun documento contraffatto è stato rinvenuto nella propria abitazione di via Arona 10

Commento:
La smentita dall'essere simpatizzante neofascista si commenta da sola (a meno che non si intendesse dire che le simpatie sono in realtà neonaziste, la divisa infatti non viene smentita). Tutto il percorso politico di Borghezio è, da questo punto di vista, di coerenza assoluta. Non risulta da nessuna altra parte che Mario Borghezio sia stato iscritto alla Democrazia Cristiana. Potrebbe essere una rivelazione se la confermasse egli stesso. D'altronde occorre anche tenere presente che, condannato in via definitiva nel 2005 per l'incendio a un pagliericcio nel quale dormiva un immigrato, avvenuto nel corso di una "ronda antidroga", si difende dicendo che l'incendio fu causato per sbaglio da un altro militante. Anche su questo gli inquirenti hanno un'altra versione. La vicenda dei documenti falsi sarebbe interessante da approfondire. Chissà che l'apertura di qualche altro archivio online non lo consenta, un giorno.


Qui la seconda puntata dell'inchiesta Borghezio

mercoledì, gennaio 19, 2011

Ancora su Lega e Vallanzasca

Cosa ci diranno in proposito gli archivi storici dei giornali?
Il nome di Renato Vallanzasca compare per la prima volta sulla Stampa il 19 luglio 1969. Tenta uno scippo ai danni del cliente di una banca ma viene inseguito e affrontato dallo stesso e da alcuni passanti. Gli viene ripreso il maltolto. Lui allora spara, manca il bersaglio, scappa, viene arrestato dalla polizia mentre cerca di nascondersi sul pianerottolo di un edificio. Ha 19 anni e il giornale dichiara che è incensurato. Non è del tutto vero, perché è noto che il primo incontro con la polizia lo ha avuto a 8 anni ma probabilmente è il primo arresto da maggiorenne. Delitto e castigo insomma. (19/7/1969 “Rapinatore spara ma viene catturato”, articolo di g.m.)

La Lega Autonomista Lombarda invece spunta a metà degli anni ‘80 (14 aprile 1984 sulla Stampa “La prima lista per l’Europa” e 16 giugno 1984 su Repubblica). E’ monotematica e il monotema è la grande congiura dei meridionali ai danni dei nordisti. Inoltre tutti la vedono come una copia della Liga Veneta, che ha già ottenuto qualche piccolo successo elettorale.

Folcloristico il suo leader, tal Umberto Bossi. La prima volta su Repubblica (se si escludono gli elenchi dei candidati), il 2 luglio 1985, fa un comizio davanti a una ventina di persone in un alberghetto milanese (“Da Milano la Lega Lombarda punta al parlamento di Roma”, articolo di Guido Passalacqua). La terza - 27 giugno 1987 - fa già a cazzotti per una questione di soldi e poltrone (“La Lega Lombarda festeggia il voto ma la riunione finisce in pugilato”, articolo di Antonio del Giudice).

lunedì, gennaio 17, 2011

E domani un musulmano mi dirà che prosciutto boicottare


Lega contro il film Vallanzasca "Non andate a vederlo"


Stai parlando a me?
Ma te chi sei? La Lega Nord? Quella che si è fatta finanziare Barbarossa, che tutti i leghisti dovevano andare a vedere al cinema Barbarossa e portarci gli amici, i bambini, i gatti e i cani e le mucche oltre-quota?
Quelli che alla fine non si è presentato nessuno, un epico flop? Tutti a vedere Avatar con il marine che passa dalla parte degli extracomunitari?

Cioè, la Lega mi boicotta un film? Chiede ai leghisti di non andare a vederlo? E' un po' come quando i tassisti fecero uno sciopero a Roma, che nessuno notò la differenza.
L'unico concreto cascame di questa polemica è che agli antileghisti (che vanno al cinema un po' di più) magari verrà voglia di andare a vedere questo film, anche se le ultime produzioni di Placido non le avrebbero toccate col bastone. E' un po' il mio caso.

Come la polemica sull'Inidice dei libri proibiti nelle biblioteche venete: va a finire che quei libri un sacco di gente andrà in libreria a comprarseli per la curiosità (alcuni sono Mondadori e li voglio proprio vedere i librai leghisti, qualora esistano, a levarli dagli scaffali). 

domenica, gennaio 16, 2011

Blogger usate l'archivio storico della Stampa

“Agenti ed esperti federali stanno cercando di rintracciare un geniale «pirata elettronico» che da diversi giorni è riuscito ad immettersi in decine di computer di una vasta rete nazionale di comunicazioni, la «Internet» (…)”

E’ il 20 marzo 1990 ed è la prima volta che la parola
internet compare sul quotidiano La Stampa. Repubblica lo aveva anticipato di pochi mesi, il 24 gennaio dello stesso anno.
Gli archivi storici dei giornali sono una miniera ancora non sfruttata a dovere dai blogger : quello di Repubblica arriva al 1984 ma quanti lo usano? Quello della Stampa (http://www3.lastampa.it/archivio-storico ) è una bomba: è online dal 29 ottobre scorso e arriva al 1867 presentando ogni singola pagina scansionata. Mitico.

Si apprendono cose meravigliose. Esempio: la prima volta che viene citato
Silvio Berlusconi siamo nel 1974, lui ha 38 anni ed è già miliardario. Cosa fa? Organizza feste ad Arcore. Non ci credete? Cercate (8/12/1974 “Un principe fugge dall'auto dei rapitori che urta per la nebbia uno spartitraffico” articolo di Gino Mazzoldi)

Tre anni dopo diventa Cavaliere (2° articolo). Al 4° articolo ci si comincia a chiedere chi sarà questo Alberto Dell’Utri, fratello di Marcello, e chi rappresenti (4/2/1978 “Sorpresa e interrogativi per la Venchi Unica 2000”, articolo di Adriano Provera). Ma è al 5° che il nostro dichiara per la prima volta le sue vere intenzioni: salvarci dai comunisti costruendo case
« Fossi giovane e non avessi la possibilità di avere una casa » dichiara, «anch'io forse avrei delle tentazioni rivoluzionarie, diventerei un ribelle.» (7/2/1978 “Città complete chiavi in mano”, marchetta di Pier Mario Fasanotti).

Al 6° articolo si scopre che tra queste nuove emittenti private
C'è poi «Tele Milano» che ha sede a «Milano Due», uno dei quartieri residenziali più «chic» della città. E' diretta da Gabriele Ceccato e ne è direttore artistico Mike Bongiorno. Si dice sia finanziata dall'impresario edile Berlusconi. (20/08/1978 “Editori, politici, finanzieri nel businness chiamato tv” articolo di Gino Mazzoldi). All’8° articolo il noto direttore artistico di TeleMilano lascerà basita la cronista dichiarando «Adesso questa è la mia attività principale». E’ il 5 ottobre 1978 (“Mike scende in campo con una maxi-tv privata” articolo di Adele Gallotti).

E chi non ha la possibilità di avere una casa? La prima volta che compare il termine
Brigate Rosse sulla Stampa è il 26 gennaio 1971. Qualcuno ha lanciato bottiglie molotov contro alcuni autocarri sulla pista prove della Pirelli di Lainate, lasciando un foglietto di rivendicazione vicino all’ingresso. Due mesi dopo (!) La polizia sta vagliando la posizione di un pittore, Enrico C. e sta ricercando un'altra persona, Renato C. di 30 anni , che potrebbero essere i capi delle fantomatiche « Brigate Rosse » che il questore ha definito « ne di destra, ne di centro, ne comunisti » Fino a stasera nessun mandato dì cattura è stato pero spiccato. I funzionari della squadra politica hanno interrogato a lungo Margherita C., amica di Renato C. (25/3/1971 “Indagini a Milano sulle Brigate rosse”, articolo di g.m.)

sabato, gennaio 15, 2011

venerdì, gennaio 14, 2011

Quel dito lì

Continua a non convincermi.

E' che è facile fraternizzare col volgare: vedi un gestaccio e pensi subito che è roba popolare, roba tua, della tua classe, dei tuoi colleghi, andiamo a manifestarci assieme. E così gli dai le spalle. Dai le spalle a un enorme dito alzato, che parte dalla Borsa di Milano.

giovedì, gennaio 13, 2011

mercoledì, gennaio 12, 2011

Gioco, Partita, Incontro, Torneo, Grand Slam, Chiudete l'Internet.

Ai cultori di carpigianità varie, segnalo il sito di questo signore, che ha un bel sogno (ma anche un business plan molto accurato), e sta cercando investitori in grado di sognare altrettanto pragmaticamente.

Quando meno te lo aspetti

Una boccata di civiltà giunge improvvisa fin nel tuo paese.

E nessuno ne parla. Neanche Il Giornale, La Padania, Libero. Neanche un editoriale infuocato. Almeno io non ne ho visti sulle prime pagine. Qualcuno, spingendosi coraggiosamente nelle pagine interne, ne ha notati? Ma dove sono? Cosa fanno mentre gli euroburocrati minacciano l'italica genìa?

Vabbè, se qualcuno vuole giocarsi il meraviglioso effetto Babbo Natale qui trova un lungo e dovizioso commento tecnico che spiega come e perchè si è arrivati alla circolare Manganelli del 17/12/2010.

martedì, gennaio 11, 2011

Con quell'accento puccettoso

C'è della gente che dice in giro che Carpi è il centro del mondo. Allora qualcuno ha mandato un carpigiano al Grande Fratello. Un carpigiano che, tragedie personali a parte, è decisamente il carpigiano trentenne medio, di quelli che si vedono all'ora dell'aperitivo, dalla finestra di casa mia, nel baretto fighino del paese. Perché il carpigiano medio, cari miei, vive facendo (forse) il ballerino, (ma sicuramente, una volta nella vita) il pr e (se è fortunato) il modello, ha un piercing sulla lingua e qualche tatuaggio: un gattino sulla caviglia, un cuore sul sedere, un drago appena sotto l'ombelico, un camaleonte e un coccodrillo, una stella e un altro drago dietro la schiena, ha un carattere, a quanto pare, sfaccettato: si definisce «chiacchierone ed estroverso», ma anche «permaloso, impulsivo, aggressivo e irascibile» e per lavoro ha girato e vissuto in Lituania, in Messico e in Thailandia (a vender delle maglie, di solito). Questo carpigiano in particolare, io non lo conosco, ma posso indicarvene almeno dieci identici. E però, chissà, con quell'accento puccettoso, in diretta nazionale, c'è il rischio che vinca.

domenica, gennaio 09, 2011

500 years, that's all we've got.

Io sono vecchio e mi ricordo che negli anni Ottanta le riviste musicali (erano rettangoli di carta cuciti su un lato con sopra foto e scritte di musica) avevano la copertina su Bowie di default. Cioè, quando non c'era nient'altro di interessante da mettere in copertina, ci si piazzava Bowie.
Bowie poi ogni tanto durante gli Ottanta faceva dei dischi, dischi che lui stesso ha varie volte stroncato (in realtà bisognerebbe contestualizzare, non era tutta merda, e poi non mi pare che successivamente abbia fatto molto meglio, ma comunque) ma ciò era abbastanza irrilevante rispetto al fatto che ci fosse la sua faccia pittata in qualche modo su Rockstar. Cioè, Bowie era da copertina da prescindere, e una rivista musicale con Bowie sopra era figa a prescindere, pensate.

Com'eravamo stupidi.
E ingenui.

Meno male che siamo cresciuti.

Dalle nostre parti si dice "fare su baracca"

lunedì, gennaio 03, 2011

I tuoi nemici hanno le cimici, tu dici

Allora, il problema è che dopo aver lanciato tuoni e fiamme contro chiunque non gli lasci fare il federalismo, minacciando carabine e pallottole e marce su Roma, non solo detto federalismo continua a restare su carta, ma la notizia nordista della settimana consiste in due petardi e due scritte su una sede della Lega. Dopo vent'anni di muri imbrattati dai padani, di "Roma ladrona" e "nazione padana" su tutti gli svincoli, può anche capitare che qualche vandalo non sia leghista ma antileghista: statisticamente ci sta.

Il problema è che il leghismo è un movimento di base, deve avere nemici raffinati e radicalscicchi che sorbiscono infusi mentre discettano di questione borbonica. Se salta fuori che i nemici sono pezzenti come loro, nasce un problema. E dunque ben vengano le cimici in casa: chi ti mette le cimici in casa è senz'altro un potere forte, che probabilmente manovra gli sfigati lanciatori di petardi, tutta una congiura radical-massone contro i leghisti.

Una bella idea, tanto più che non serve nemmeno mostrare questa famosa cimice: una volta sì, certe cose davanti ai giornali andavano esibite, ma ormai il livello si è molto abbassato, nessuno sta più a chiederti le prove delle cazzate che dici.

L'unico appunto che si può fare a Bossi è che l'idea della cimice non è molto originale: oltre al famoso precedente berlusconiano, lo stesso Bossi la raccontò più o meno identica nel '93, come nota Ceccarelli.

Ora ci sono due possibilità - ovvero no, ce n'è anche una terza, cioè che Bossi stia dicendo la verità oggi come nel '93 - seh, vabbè. Veniamo alle due possibilità serie:
1) Bossi ha poca fantasia, non sa più cosa inventarsi, già la sparata estiva dei ministeri delocalizzati al nord deve avere esaurito la creatività sua e di una dozzina di collaboratori col papillon verde.
2) E' un disco rotto. Ripete le stesse cose. Magari è convinto di essere ancora nel '93, o perlomeno nei dintorni.

La cosa fantastica è che mettendo insieme le dichiarazioni che ha fatto da giugno fin qui, si ottiene il ritratto di una persona che nel migliore dei casi è in preda a un dissidio amletico (elezioni sì, elezioni per adesso no, elezioni magari invece sì, elezioni per ora no, elezioni subito assolutamente, elezioni no perché è arrivato il federalismo, elezioni sì perché altrimenti non si fa il federalismo, elezioni no aspettiamo il federalismo); nel peggiore dei casi è in stato confusionale. Ma non ci si pone il problema. Anzi, l'idea generale che filtra dai giornali è quella di un leader cazzuto che persegue la sua strategia, ricatta Berlusconi, minaccia Napolitano, e questo e quello. Il leghismo è questo: la compattezza intorno a un leader che da mesi non sa esattamente che cazzo fare, e guai a chi lo dice.