mercoledì, febbraio 10, 2010

Il segreto dello scotch

Scriverò un pezzo sul whisky (sullo whisky?) (sull'whisky?) (sul whiskey?) Scriverò un pezzo sullo scotch che mi farà apparire un uomo molto più vissuto di quanto non sia e farà sì che mia madre si domandi, una volta in più, dove ha sbagliato. E' tutto ok, mamma. Va tutto alla grande.

E' solo che arriva il giorno, il giorno qualunque dell'anno, in cui finisce una bottiglia di whisky, e la cosa continua a sorprenderti come la prima volta. Quel flacone conteneva quasi un litro di una cosa che non c'è più. Evaporata? L'avrai offerta a? Amici? Idraulici? Eventuali amanti di tua moglie? Sarebbero comunque astemi. No, la risposta è dentro te. Sei stato tu. Ne hai finita una bottiglia intera, di quel veleno per fegati. Come ci si sente?

Ci si vergogna. Dovrai attendere il calar della sera per raggiungere la campana di vetro e smaltire l'onta all'insaputa dei vicini. E dire che non ti piaceva. Una volta. Poi?

Accade per il whisky quel curioso fenomeno per cui la bottiglia nuova non è mai buona. Bisogna educare il palato, dicono: e tu pensi: "cazzata", ma è così. Arrivi al supermercato, squadri tutte le marche famose, poi opti per un'etichetta assolutamente sconosciuta che viene penultima in ordine di prezzo, perché è inutile avvelenarsi con stile. La porti a casa. Qualche giorno dopo sviti il tappo giusto per sentire: mio dio, che schifo, è orribile, non ne berrò più. Perfetto. Missione compiuta. Passa un anno e c'è da tornare alla campana del vetro.

La cosa curiosa è che le rare volte che uscendo ti capita di ordinare un whisky (uno whiskie?) (un bourbon), dicevo, la cosa curiosa è che ovviamente opti per una di quelle marche famose che a casa non bevi, e il risultato è sempre quello: mentre sorseggi il superalcolico ambrato pregiato e reclamizzato, ti viene una gran nostalgia di quel succo di malto di discount che tieni a casa. E' un vero mistero, che si può spiegare così: bisogna educare il palato, la lingua preferisce la cosa pessima che conosce già alla cosa migliore che ancora non conosce, ecc. ecc. ecc.

Se hai mai conosciuto veramente un barista, c'è un'altra spiegazione, ovvero: la bottiglia del superalcolico ambrato pregiato e reclamizzato è stata vuotata da tempo, e vi è stato travasato l'unico succo di malto che al discount costava meno del tuo.

Fine del pezzo. A proposito: benché abbia qualche ridicolo e localizzatissimo effetto analgesico sul mal di denti, il whisky non rappresenta una valida alternativa a nessun tipo di farmaco. Non è mai stato prescritto da nessun dottorone col cognome tedesco, quindi ciccia.

7 commenti:

  1. ma io avevo capito lo scotch per chiudere i pacchi...

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  2. Infatti, adesso per colpa sua abbiamo preso la china... "Come, pure quella?"
    NelloF

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  3. OT: il clero vuole quasi 2400 euro dalla mia famiglia:

    http://enfit.blogspot.com/2010/02/raccomandata-ar.html

    Diffondete!

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  4. fai come ho fatto io tanti anni fa: ubriacati di gionni uolcher (quello che costava meno all'ipercoop) bevuto a canna dalla bottiglia. stai sicuro che il livello delle tue bottiglie non si abbasserà più (o almeno non per colpa tua), e anzi non riuscirai ad avvicinarti a meno di tre metri dal mobile in cui riponi le suddette bottiglie: il metodo ludovico funziona sempre.

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  5. complimenti giorgian per la cazzata siderale..

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  6. Non credo che alla mia età funzionerebbe, e in ogni caso mi sembra la classica cura che è peggio del male.

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  7. Condivido assolutamente. Però, in quanto appassionato di whisky, la differenza la noto, ma le tasche non forniscono sempre (anzi, quasi mai) i soldi per permettersi una buona bottiglia. Fortunatamente nella mia breve vita ho avuto la fortuna di conoscere un barista che tiene degli ottimi whisky a prezzi stracciati (lo fa per passione), quindi sono riuscito ad assaggiare del buon whisky. Dopo la lettura di questo post, comunque, ho provato a comprare il whisky più economico recuperabile qui in Danimarca (a livello di prezzo equivale al un whisky medio in Italia) e, alla fine, ho scoperto che posso adattarmi.

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