lunedì, dicembre 28, 2009

Accetta il mistero

Opera stratificata, dicono. Sarà.
Dunque, nel primo stato direi che i fratelli Coen ci vogliono dire che loro l'ebraismo non sono sicuri di averlo capito bene, perché alla loro Bar Mitzvah erano fumati di brutto. E sono esperienze che ti segnano. Visto che si parla sempre di tradizioni, di radici e quant'altro, bisogna rendere onore a chi ammette che a queste radici si è sempre appoggiato un po' malamente, e citando la Torah non è mai sicuro di non tirare fuori per sbaglio i Jefferson Airplane. Oppure, più sottilmente, finiremo per applicare ai testi degli Airplane le stesse derive ermeneutiche in cui ci ha trascinato lo studio della Torah. Succede a molti. Anche da noi.
(E ne approfitto per esprimere un rimpianto: perché non c'è in Italia un artista, un cineasta o uno scrittore in grado di raccontare cosa ha voluto dire per la nostra generazione crescere in parrocchia, con le cerimonie e le canzoni; passare di prete in prete affrontando discorsi strampalati, non troppo diversamente dal modo in cui il protagonista dei Coen passa di rabbino in rabbino. Sono esperienze che hanno segnato l'adolescenza e la giovinezza di milioni di italiani, ma al cinema non se ne parla mai: sempre solo di sezioni del PCI e di lotta armata, ma non siamo mica cresciuti tutti così, anzi. Paradossalmente gli unici ad aver capito un po' che favolose creature surreali siano i preti sono Moretti e Corrado Guzzanti. Fine dell'inciso).
In un secondo strato ci sono comunque riferimenti alla Torah, alla Kabbala, al Talmud e alle storielle Yiddish che senz'altro mi sfuggono; l'unico che ho ben chiaro è il libro di Giobbe. Il libro di Giobbe è una cosa strana anche per l'Antico Testamento. E' l'unico libro in cui Satana compare come personaggio: e fa una scommessa con Dio. Scommette che il migliore degli uomini, Giobbe, maledirà il Signore: a tale scopo il Signore lascia a Satana la facoltà di coprire Giobbe di ogni possibile disgrazia sulla terra. Dopo un certo quantitativo di disgrazie, effettivamente Giobbe comincia a porsi dei problemi, e riceve la visita di tre saggi che con lunghi discorsi non fanno che ribadire il concetto: quel che vuole Dio è ok, accettalo, accetta il mistero. Giobbe non si dà per vinto e alla fine anche Dio viene a parlargli. E viene "nel turbine", il che secondo me fornisce una chiave suggestiva anche al finale del film: quello che sta arrivando (spoiler) è Dio. Naturalmente Dio non ha nulla da spiegare, anzi: Dio viene proprio a ribadire le parole del secondo rabbino: Non Ti Devo Spiegazioni.

In un ulteriore strato occorre forse accettare un dettaglio che a molti di educazione cristiana può sfuggire, ovvero: noi abbiamo questa idea che la giustizia non sia di questo mondo, il che ci riconcilia in un qualche modo con questo mondo ingiusto. Ci capita di vedere l'Empio che prospera e il Giusto che soffre: è routine, ma più di tanto non ci pesa, perché abbiamo introiettato questa idea del giudizio finale, della ricompensa nei cieli eccetera. Ecco, questa idea gli ebrei non ce l'hanno, oppure ce l'hanno, ma non così chiara. Perlomeno, nella Torah la cosa è molto più sfumata. Questo fa sì che altri libri dell'Antico Testamento, come il summenzionato Giobbe, non siano che lunghe variazioni sul problema: perché l'Empio prospera e il Giusto soffre? Che senso ha? E' un'interrogazione molto più morale che metafisica, che secondo me può toccare le corde dei laici molto più di altra letteratura anche pregevole, ma di derivazione cristiana. E questo forse spiega il successo sempreverde dei personaggi sfigati di Allen, e più recentemente di Todd Solondz.

In un altro strato c'è una ridicola contesa su una striscia di territorio, e quando sembra che un vecchio saggio abbia trovato la soluzione, cade stecchito. Ok, è una metafora. Ma perché. Il punto è che queste e altre metafore non spiegano niente, eppure ti spingono a chiederti il perché, proprio come il Dio del film. I Coen sono il Dio del film, ti intrappolano in un'ermeneutica che non ti porta a niente.

In un altro strato c'è il gatto di Schroedinger, quella classica cosa che uno fa sì sì con la testa, come no, il gatto di Schroedinger, certo... ma in realtà ne sappiamo meno della Kabbala.

In un altro strato c'è Kafka, qualcos'altro da aggiungere? Non mi ricordo chi, forse Polanski, spiegava che in realtà Kafka fa ridere. Che lo stesso Kafka, quando si rileggeva agli amici, rideva parecchio.

In un sesto strato c'è l'arte dei fratelli Coen. Che mi lasciano sempre insoddisfatti, però... dunque, quest'anno è apparso questo film, vi ricorderete, L'uomo che fissa le capre, con il tipico cast dei Coen, che almeno sul manifesto italiano cercavano di venderti come film dei Coen (il lettering del titolo simile a quello di Burnt After Reading, mezzucci così, che in fondo sono un buon segno: usare i Coen per venderti un film). Vedere questo film è stato illuminante, come quando ti fermi a guardare una ragazza di Amici di Maria che prova un numero di danza, e si vede che s'impegna ma si vede anche che non è una professionista, col collo del piede inadeguato eccetera. Ecco, a me sembra di capire la danza classica solo in quei momenti, perché finché vedo gente perfetta fare cose perfette, non riesco assolutamente a rendermi conto della fatica che c'è dietro (e m'annoio). Allo stesso modo io ho dovuto vedere L'uomo che fissa le capre per rendermi conto di quanto siano bravi i Coen. La differenza tra un movimento di macchina dei Coen e un movimento che s'impegna, ci prova, ma non è dei Coen. Quel film mi ha lasciato una voglia tremenda di vederne uno dei Coen. Peccato che invece i film dei Coen continuino a lasciarmi insoddisfatto. E dire che sapevo Giobbe, sapevo il testo di Somebody to Love, ne sapevo probabilmente più di chiunque al Cinema Michelangelo, però saperla lunga non mi provoca più nessun piacere. Sto invecchiando e ho paura di arrivare alle stesse conclusioni dell'unico rabbino che mi viene sempre in mente quando si parla di rabbini, che ovviamente è questo.

Un'ipotesi che ha stancato

In effetti l'evoluzionismo è un po' al tramonto, dai.

Cioè, perché io dovrei pensare che Roberto De Mattei, che si fa dare 9000 euro dal CNR per pubblicare 'sta roba, sia in qualche modo un organismo 'evoluto'? Evoluto rispetto a cosa? Ai primati che stavano sugli alberi? Loro mica si facevano finanziare per pubblicare gli atti di un convegno sulla raccolta di noccioline.



Guarda gli pterodattili in cielo. Osserva i trilobiti nel mare. In che modo Roberto De Mattei sarebbe, di grazia, più 'evoluto'.
(L'immagine via Catastrofe).

venerdì, dicembre 25, 2009

Più nero del carbone caduto nel catrame, una notte senza stelle

Comunque oggi il Presidente del Senato Schifani è stato in visita presso l'ospedale del Bambin Gesù. Durante questa visita è passato dal reparto di oncologia infantile, e alcuni bambini lo hanno abbracciato. Vi chiederete dove sto andando a parare.
Niente. Volevo soltanto avvertire che d'ora in poi, se mi capiterà di dover pensare intensamente a qualcosa di molto triste, io non avrò esitazioni, e richiamerò alla memoria la scena dei bambini malati di cancro che abbracciano Marcello Renato Schifani, perché davvero, una cosa più triste nemmeno in cento anni di solitudine.

giovedì, dicembre 24, 2009

La canzone di Natale



Io non sono mica razzista, però
(ma quanti lo dicono)
io non sono mica razzista, però
basta che tornino tutti a casa loro
e non mi fottano il lavoro
(Bravo!)
io non ce l'ho con nessuno,
ma se non sanno nemmeno parlare l'italiano
che colpa ce ne ho io?
(Bravo... hai capito tutto!)

Io non sono mica razzista però,
tu dimmi quante volte io
sono andato a rompere il cazzo a casa loro
noi è fin dal dopoguerra, che coltiviam la terra
perchè non hanno fatto anche loro come noi?
(Bravo... peccato che c'è il deserto!)

Sei un sempliciotto, tu non sei cattivo: hai paura.
Non sei informato al di fuori della tua cultura.
Ma ti voglio augurare di non emigrare
perchè fuori dall'Italia, amico,
l'extracomunitario
sei tu!

Io.. non sono mica razzista però,
(ma quanti lo dicono).
Io non sono mica razzista però,
qui gli stranieri sono tutti spacciatori
drogati e stupratori,
ma la gente poi se ne frega e allora io voto Lega
qui ci vorrebbe il Duce, ma adesso non c'è più
Bravo...adesso ci sei tu!

Io non sono mica razzista però,
se sono neri ci deve essere un motivo,
e io non me lo spiego.
Credo nelle cose più chiare,
il mio modello d'uomo è alto bello e biondo
proprio come Gesù.
O... ma che cazzo dici!

Sei un sempliciotto. Tu non sei cattivo... hai paura,
non sei informato al di fuori della tua cultura.
Preghi Gesù Cristo e pensi sia un modello d'esistenza,
pensi di esser giusto e sempre a posto con la tua coscienza
Ma ti voglio ricordare, quando sei a Natale,
che tu festeggi la nascita di un...
extracomunitario, Gesù
Extracomunitario, Gesù!!!

E insomma, questo pezzo ha più di quindici anni, quindici anni, inserire imprecazione a scelta.
Ma sembra parli esattamente del 2009. Due ipotesi: (1) I Paolino erano profeti, vedevano già quanto saremmo diventati stronzi; (2) Siamo sempre stati stronzi così, procediamo nella stronzaggine in moto rettilineo uniforme, la sensazione di peggiorare è un'illusione prospettica.

Sia come sia, correggerei soltanto due osservazioni. "Non sei informato al di fuori della tua cultura": si è poi capito che ne sappiamo poco anche di quest'ultima. "Non sei cattivo". Ecco, secondo me dobbiamo cominciare a dircelo: siamo cattivi. Siamo gente cattiva, ossessionati dai nostri difetti e prontissimi a rifarci su chi è più sfigato di noi.

Di buono c'è che a Natale continuiamo a festeggiare un extracomunitario. Questo non ce lo può togliere nessun leghista.

mercoledì, dicembre 23, 2009

Il glu glu degli eco-scettici


Banksy, Londra, 20/12/2009

(via ecoblog)

Nessun bue o asinello ti scalderà mai abbastanza

Le persone che vanno in depressione a Natale esistono veramente.
E la depressione natalizia esiste realmente. Voglio dire che non è una posa, un mi si nota di più se batto la testa contro il muro. Ci sono persone che a Natale davvero soffrono, e a trattarli da snob non li aiutate. Abbiate un po' di pazienza perché magari il resto dell'anno sono persone dolcissime, ma il solstizio d'inverno è un momento difficile.

Aggiungo che secondo me la depressione natalizia non è causata dal Natale, ma viceversa è il Natale a essere stato inventato, in tempi antichissimi, per esorcizzare questo problema che era sentito da molti: le giornate sono molto corte, fa freddo, stiamo male. E allora sin dalla notte dei tempi ci siamo inventati che il primo giorno un po' più lungo dopo il solstizio d'Inverno si festeggia la vittoria del Sole (Sol Invictus per i latini), che proprio all'ultimo momento riprende vigore e riallunga le giornate, dai, forza, è ancora lunga ma ce la possiamo fare. Coi bambini funziona. Con molte persone funziona. Ma non con tutti: c'è una ridotta quota di persone che continuano a deprimersi anche se gli dai l'albero, il presepe, il regalo, le renne e tutte le altre cazzate. Non funzionano. Magari è una questione genetica. Non si sa, ma con i problemi che non si conoscono ci vuole un po' più di rispetto.

Anche per tutte le persone che fingono di godere e non godono, dai che ne avete conosciuto tutti qualcheduna.

martedì, dicembre 22, 2009

Ehi, Karol, guarda qui...

Insomma, qui c'è scritto che Wojtyla non ci voleva andare sul balcone a Santiago, è stato Pinochet che lo ha truffato con un abile stratagemma.
“Wojtyla era molto critico nei confronti del dittatore cileno – ha rivelato il Cardinale Tucci – e non voleva apparire accanto a lui. Io tenevo sempre d'occhio l'unica porta che collegava il salottino, dove eravamo noi del seguito, alla stanza nella quale erano il Papa e Pinochet. Ma con una mossa studiata li fecero uscire da un'altra porta”.
“Passarono davanti a una grande tenda nera chiusa - ci raccontò poi il Papa furioso - e Pinochet fece fermare lì Giovanni Paolo II, come se dovesse mostrargli qualcosa”.
Successivamente, “la tenda fu aperta di colpo e il Pontefice si ritrovò davanti il balcone aperto sulla piazza gremita di gente. Non poté ritrarsi, ma ricordo che quando si congedò da Pinochet lo gelò con lo sguardo”.
Però io non so se ci credo.
(via Giustini)

Narrare l'insurrezionalismo

Non so a voi, ma a me quando leggo articoli sull’anarco-insurrezionalismo e dintorni resta sempre come un senso di mah. Cosa avrà voluto dire l’autore? Prendete l’ultimo articolo di Colaprico, che pure è uno che dovrebbe intendersene. Prendete l’ultimo Leonardo sull’Unità.it, che pure è uno che quando non se intende setaccia mezza internet. Eppure se alla fine ti chiedi cosa hai letto negli ultimi cinque minuti...mah. Ricordo un articolo dell’Espresso di tanti anni fa, agli albori delle bombette anarco-ecc, in cui sostanzialmente il giornalista telefonava al grande vecchio dell’anarco-insurrezionalismo contemporaneo, Alfredo Maria Bonanno, per sentirsi buttare giù il telefono. Eppure riusciva a scriverci lo stesso un pezzo che s’intitolava più o meno “Chi c’è dietro la scia di attentati”. Poi leggevi il pezzo e non capivi chi ci fosse. L’unica notizia è che a Trieste esisteva un tizio che era considerato, a torto o a ragione non si sa, il teorico delle bombette.

Allora voglio provare io a dare una mano agli aspiranti narratori dell’anarco-insurrezionalismo a trovare almeno una storia degna di essere raccontata. Leggetevi un libro. S’intitola Le scarpe dei suicidi (Tobia Imperato, Autoproduzioni Fenix, 2003). Ok, tecnicamente parlando non si racconta di insurrezionalisti ma di squatter. Perché dovete sapere che gli squatter torinesi, che pure si autodefiniscono anarco-insurrezionalisti, non sono riconosciuti come tali dagli altri insurrezionalisti. Quelli che si ritrovano in un posto che si chiama El Paso "né centro, né sociale, né squat”. Ma queste sono quisquilie che interessano solo gli addetti ai lavori. La storia, dicevo. Parla di tre tizi, chi ha più di 30 anni potrebbe ricordarli vagamente nei titoli di qualche telegiornale, conosciuti come Sole, Baleno e Silvano. Ma non parla solo di loro. Parla ad esempio della Val di Susa. Che non è un paradiso perduto popolato di eremiti con l’odio per i treni veloci, no. E’ un posto la Val di Susa che se leggerete il libro vi chiederete in quale provincia della Sicilia si trovi. Ma non parla solo della Val di Susa. Parla anche di magistrati, soprattutto un certo Laudi morto qualche mese fa, e di quello che possono fare i magistrati quando non cercano la verità ma un colpevole a tutti i costi. Ma non parla solo di magistrati. Parla anche di servizi segreti, di bombette che scoppiano contro i lavori della TAV (nel 1997), di squatter che ostendono le pudenda quando Torino ostende la Sindone, di preti con la pistola, di armerie che fanno traffici con la complicità dei carabinieri. E la cosa veramente straordinaria è che non si tratta di analisi dietrologiche ma di fatti di dominio pubblico. Le scarpe dei suicidi è un libro minuziosamente documentato, senza una riga che non abbia un riferimento a un articolo di giornale, a un atto giudiziario, a un fatto di cronaca. Le scarpe dei suicidi è un libro totalmente di parte, completamente militante, dove ogni carabiniere e ogni poliziotto viene chiamato sempre e solo “sbirro”. Per questo motivo Le scarpe dei suicidi è un libro che non ha nessuna possibilità di uscire dal piccolo circuito alternativo al quale è relegato e al quale si è voluto autorelegare. E questo è un peccato. Perché Le scarpe dei suicidi è soprattutto la storia di tre sfigati. Questo e non altro sono i tre squatter anarco-insurrezionalisti di cui si parla. Tre irregolari, che vivono dentro l’ex obitorio del manicomio di Collegno, ladruncoli a tempo perso in cantieri edili e supermercati. Quando verranno coinvolti in una cosa più grande di loro non avranno gli strumenti per difendersi, gli verranno prospettati anni di carcere, tanti, e due di loro decideranno di andarsene prima. Il terzo verrà assolto. (1)



(1) Riconosciuto innocente dalle accuse di terrorismo, verrà derubricato a ladruncolo e ricettatore di crocifissi dalla Corte di Cassazione nel 2001.

lunedì, dicembre 21, 2009

mercoledì, dicembre 16, 2009

I verbali della Federazione Anarchica Informale

Quello che segue non ha l'aria d'essere un documento di fantasia, come quelli che a volte scrivo io. Sono i verbali di una riunione della Federazione Anarchica Informale di qualche anno fa, trovati su Anarchaos.

Li incollo perché anch'io, come tanti, ho un approccio un po' dietrologo alle bombe italiane, e parecchie volte mi sono chiesto se questa fantomatica FAI (che usurpa la sigla della ben più rappresentativa Federazione Anarchica Italiana) che proprio nei momenti meno adatti ti piazza lì la sua bombetta non fosse l'invenzione di qualche impiegato statale un po' deviato, che cercava di riadattare ai tempi la favola un po' sdrucita dell'anarchico bombarolo. Bene, giudicate voi. Se io fossi un impiegato del genere, i verbali della mia finta organizzazione terroristica non credo li scriverei così. Qui c'è una freschezza, un'ingenuità, che è difficile da simulare. Se sono un'invenzione, sono l'invenzione più riuscita del genere: niente a che spartire con gli ultimi farlocchissimi comunicati brigatisti, per dire.

Natale 2006, Paperopoli casa di paperino.
Partecipano COOPERATIVA ARTIGIANA FUOCO E AFFINI, BRIGATA 20 LUGLIO, CELLULE CONTRO IL CAPITALE, IL CARCERE, I SUOI CARCERIERI E LE SUE CELLE, SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE
Alcuni compagni che fanno parte dei gruppi fondatori della FAI Federazione Anarchica Informale, hanno deciso di incontrarsi per approfondire alcune considerazioni emerse all’interno dei gruppi. Tutti assieme hanno scelto di rendere pubblica la loro discussione, facendo circolare il più possibile la trascrizione dell’incontro. La trascrizione, a parte alcune omissioni dovute ad ovvi motivi di sicurezza, rispecchia esattamente il tono colloquiale e diretto dell’incontro, la scelta di rifiutare burocrazia e formalismi, come nella parte restante della nostra vita….
QUI – L’idea di Pippo di registrare e sbobinare l’assemblea mi piace, piace anche a Quo e Qua, per noi ne vale la pena anche se rischiamo di essere scoperti (fischi corna e scongiuri…) basta che Pippo, visto che si è offerto volontario (risa) si preoccupi di togliere tutte le chiacchiere di troppo, e di distruggere subito la registrazione.


[...]

PIPPO- Il nostro compito dev’essere, o almeno dobbiamo provarci, a buttare continuamente benzina sui piccoli fuochi di rivolta che si accendono qua e là. Visto che verrà trascritto tutto permettetemi di citarvi…(“permettiamo”risate) ora la vado a prendere… “Un pacco bomba ad un carabiniere e ad un pennivendolo asservito al potere o una bomba che provoca una semplice sbrecciatura nel muro di un carcere sono fondamentalmente utili, in un attivo evidenziano la vulnerabilità del dominio indicano chiaramente i nemici e la varietà dei mezzi per combatterli e soprattutto lasciano tutti liberi di valutare la possibilità di intervenire direttamente contro ciò che opprime!” (“AMEN” rumore di piatti, casino)
PAPERINO- Purtroppo in giro c’è ancora chi pensa che il conflitto sociale lo si possa innescare con la carta stampata, con proclami più o meno incendiari o peggio ancora facendo assistenzialismo, entrismo assistenzialista…si finirà per entrare nelle associazioni cattoliche…(risate). Non credo che la rivoluzione la faccia l’avanguardia armata e non è neanche auspicabile (“ma dov’è quest’avanguardia?” risate), ma non vi rendete conto a che livelli preteschi si è arrivati con la cosi detta lotta nel sociale.
ARCHIMEDE PITAGORICO- Vorrei ricollegarmi a quello detto da Pippo con alcune…precisazioni tecniche (risate). Eh si lo so è un vizio! Anche a me ha dato fastidio sentire critiche, soprattutto da certi ambienti dell’anarchismo che non sono certo alieni all’utilizzo dell’azione violenta in certi casi (almeno in teoria…risate), anche se mi sembrano un po’ ignorantelli o superficiali a sentire le critiche. Come fanno a pensare tutte le volte che arriva un pacco bomba all’incolumità del postino o della segretaria? Prima di tutto avranno ben visto che come molti di noi continuano a ripetere, nessun innocente si è mai fatto male, anzi a forza di mettere in atto cautele tecniche (tempi, luoghi, modalità e dosi di confezionamento) purtroppo la stiamo facendo scampare anche ai colpevoli… Come se un pacco che si incendia e non scoppia, sia un capriccio del caso e non la scelta di evitare di far male alla segretaria. Naturalmente speriamo lo spavento corso le faccia aprire gli occhi, una volta dissipato il fumo (risate) sull’istituzione per cui lavora, e le invogli magari a cambiare mestire.
QUA- A me fanno imbestialire quelli che sminuiscono con falsa superiorità le azioni, prendendo magari per buone le cazzate dei giornali. Non li sfiora l’idea che se si nascondono due ordigni nei cassonetti dell’immondizia fuori da un carcere od una caserma e li si fanno esplodere a diversi minuti di distanza l’uno dall’altro non è per fare dispetto alla nettezza urbana ma per stanare e colpire qualche servo dello stato. Ci tengo a ripetere che se tali azioni sono fallite è da imputare solamente agli scrupoli eccessivi per non rischiare di coinvolgere passanti.
PAPERINA- Poi dobbiamo fare capire che anche quando un’azione fallisce rispetto al suo obbiettivo primario, crea comunque al potere numerosi danni economici e non solo. Ogni volta che ci avviciniamo a loro e gli depositiamo qualcosa sotto il culo li mettiamo comunque in pericolo e ridicolizziamo l’enorme apparato repressivo e di controllo che vantano di avere, per esempio le due bome a pochi metri dagli uffici dei RIS di Parma non devono essere stati uno scherzo per loro, peccato che la seconda non ha funzionato. (“sfiga” risa), queste azioni costringono il potere ad aumentare le misure di sicurezza…che tanto qualche nuovo ribelle riuscirà a superare.
NONNA PAPERA- Questo vale anche per un pacco inesploso: costringe gli aguzzini a vivere nella paura o sotto scorta e rende evidente a tutti l’infamità della loro attività. Un altro esempio è quello di Giovanardi, che vive sotto scorta da quando ha ricevuto dai nostri compagni della Narodnaja Volja/FAI un bel pacco regalo al CPT di Modena.

[...]

PAPERINA- Non è semplice è c’è poco da ridere, sono spiazzata, tra chi blatera di provocazioni e chi si butta sulle lotte più astratte non riescono più a leggere bene la realtà che vivono. Guardate quello che è successo in Val Susa, per la lotta contro il TAV, ci si è interessata un ventagli sociale e politico vastissimo, dai sindaci ai cattolici, dai fascisti agli anarchici, li ha messi d’accordo una sola cosa… è bastato un candelotto esplosivo per farli gridare tutti allo scandalo (anarchici compresi)
ARCHIMEDE PITAGORICO- Secondo me il problema è opposto. Dobbiamo far vedere che facciamo sul serio, che non ci nascondiamo dietro cervellotici ragionamenti e non abbiamo problemi a passare all’attacco anche a rischio di giocarsi la vita!
PAPERINA- Che retorica del cazzo!
ARCHIMEDE PITAGORICO- Lasciami finire, il problema è un altro, abbiamo scrupoli non ci spingiamo mai oltre. Bisogna essere più efficaci, non lesinare con gli esplosivi e non aver paura di rischiare di far male ad una segretaria se l’obbiettivo è uccidere il padrone.
QUO- E’una questione di mezzi, bisogna usarne di più selettivi: pistole non esplosivo. Chiunque riesce a procurarsele, noi invece andiamo avanti a dinamite, diserbante e qualche manciata di polvere nera. Io parlo per il nostro gruppo, ne abbiamo già discusso, abbiamo deciso di procurarcele e iniziare ad usarle.
ARCHIMEDE PITAGORICO- Non è questo il problema, io so come fare a farvele avere, da parte mia mi sembra di essere l’unico qui ad agire anche individualmente, per quanto ne so è meglio la buona vecchia dinamite: riesco a gestire tranquillamente l’azione e i tempi di fuga e soprattutto ha un maggiore effetto, spaventa di più insomma. E poi, lo ripeto il rischio di venire presi è molti minore, non possiamo permetterci di cadere siamo pochi e quindi, non ridete, preziosi.
PAPERINA- Bah, a parte salvare i gioielli di famiglia…non credo che i rischi con l’esplosivo siano bassi. Noi non siamo degli esperti, continuo a dirlo, però pur usando tutte le precauzioni del caso, una volta per colpa di un circuito elettrico isolato male stavamo per saltare in aria…non sto scherzando io già quella volta mi ero ripromessa di mollare con le bombe e usare le pistole, non per uccidere però!
ARCHIMEDE PITAGORICO- Come cazzo le vuoi usare, come fionde?


Continua , e c'è poco da ridere, come dice Paperina.

Non guardare

Ci sono molte persone che, quando hanno avuto voglia di rivedere il faccione di Berlusconi ferito, hanno digitato su Google Images "Berlusconi ferito", "Berlusconi Tartaglia", "Berlusconi sangue", "Berlusconi Piazza Duomo"... e non l'hanno trovato.

A questo punto potevano pensare che (1) Google ci mette un po' a indicizzare le immagini, e anche se non spiega come fa, molto difficilmente usa torme di stagisti in schiavitù (tutti perfettamente parlanti l'italiano) che prendono ogni immagine e vi assegnano le parole chiave che sono le più logiche secondo noi. Oppure (2) gridare alla censura! Censura! Lo Stato italiano ci impedisce di fruire di Berlusconi via google images! (ma non via google.it, bizzarramente). Va da sé che la seconda opzione ha furoreggiato per un bel po', anche se mi pare che ora la ragione stia prevalendo.

Comunque devo dire che mentre facevo anch'io i miei stupidi tentativi, digitando appunto "Berlusconi sangue", mi sono trovato davanti un'immagine che questa sì, probabilmente, un governo dotato di una minimo amor proprio avrebbe potuto e dovuto censurare.

E' un'immagine che è talmente antiberlusconiana da trasformare l'avversione in pietà, nel senso che uno la guarda e poi pensa: "beh, se il berlusconismo è questa roba qui, poveracci". La trasformazione del pensiero in carne, della carne in plastica, della plastica in nulla, della giovinezza in vecchiaia e viceversa, del tutto in niente. Tutti i desideri che abbiamo provato, entrano in un corpo qualsiasi e lo lasciano privo di senso.

Io credo sia impossibile guardarla per pochi secondi e rimanere berlusconiani. Al limite continuerai a comprare il Giornale e a guardare Fede, ma col vuoto nel cuore.

E insomma, è talmente un colpo basso, questa immagine, che davvero, persino un antiberlusconiano come me esita. No, vabbè, eccola qui.

La notte che Pinelli

Era questa, di quarant'anni fa

martedì, dicembre 15, 2009

Continuo a sperare che Berlusconi muoia

A beneficio del ministro Maroni e di qualsiasi organo investigativo vorrei ribadire che questo blog, almeno per la quota che mi riguarda (quindi un buon 25% direi), si augurava in passato e continua ad augurarsi ora la morte fisica dell'attuale Presidente del Consiglio dei Ministri. Si sa mai che qualcuno creda che ci abbia ripensato.

aggiornamento: scopro solo ora che Marco Travaglio aveva difeso il diritto all'odio giusto ieri
Chi l’ha detto che non posso odiare un uomo politico? Chi l’ha detto che non posso augurarmi che se ne vada al più presto? Chi l’ha detto che non posso augurarmi che il Creatore se lo porti via al più presto?”, guardate che questa cosa qua, che sembra orrenda, dice “ oddio, c’è qualcuno che lo odia!”, è assolutamente normale: ognuno a casa sua, nel suo intimo, è libero di odiare e di amare chi gli pare e non esiste in democrazia che i cittadini siano obbligati a amare coloro che li governano

Parole che trovo di limpidità inusuale in un paese ipocrita e irrazionale come il nostro e che ovviamente sottoscrivo in pieno
(personalmente le sostenevo in tempi non sospetti per la verità)

Vorrei cogliere l'occasione per andare oltre e abbozzare un ragionamento sull'odio come strumento politico di difesa delle minoranze: secondo me se milioni di persone che odiano Berlusconi rendessero pubblico questo loro odio insieme all'augurio di morire, sottoscrivendolo con nome e cognome, ecco questo secondo me sarebbe dirompente e porterebbe l'odio ad abbandonare la categoria del sentimento per entrare in quella politica. Certo, come tutte le bombe atomiche porterebbe rischi notevoli. Ma credo che varrebbe la pena di tentare. C'è qualcuno là fuori che la pensa come me?

venerdì, dicembre 11, 2009

venerdì, dicembre 04, 2009

I lettori anali del Giornale

Uno dei problemi dell'Italia, non il primo ma nemmeno l'ultimo, è Vittorio Feltri.

Non tanto la persona in sé, a cui una nazione civile avrebbe da tempo proibito di contrabbandare per giornalismo la sua attività propagandistica (niente di male nel fare propaganda: basta ammetterlo, non fingere di essere un operatore dell'informazione). Più che Vittorio Feltri, si tratta dei lettori di Vittorio Feltri.

Questi lettori, che decidono di abbeverarsi quasi quotidianamente alla fonte torbida di Vittorio Feltri, non sono stupidi. Ovvero, qualche stupido c'è dappertutto e ci sarà anche nel bacino d'utenza del Giornale. Ma per la maggioranza sono persone normodotate, tra cui si contano numerosi professionisti e imprenditori. Gente che non si fa fregare, in teoria.

In teoria; perché nella pratica Feltri li frega da anni. Il caso Boffo è solo l'ennesimo episodio di una lunga storia di accuse infamanti lanciate e poi ritirate quasi sottovoce. Feltri frega i suoi lettori, e la cosa grave è che i suoi lettori (persone intelligenti) lo sanno. E gli piace.

Io credo che il lettore medio del "Giornale", quando quest'estate si deliziava coi retroscena piccanti su Dino Boffo, sapeva in un angolo della sua testa che era una montatura: lo sapeva e gli andava bene. Ecco, questa voglia di farsi prendere per il culo, di mandare giù qualsiasi cazzata e ripeterla nei bar, questo bispensiero, è quello che ci ha mandato in Etiopia a caccia del negus, e poi a spezzare le reni alla Grecia, la voglia di leggere che i treni finalmente sono puntuali mentre si aspetta l'espresso che non arriva mai, l'amore anale tutto italiano, tutto borghese italiano, per il giornalista che più te le ficca dentro grosse, più ti piace.

mercoledì, dicembre 02, 2009

Le scuole crollano, gli ospedali puzzano, però ci sentiamo tantissimo difesi

La prossima volta che qualcuno vi parlerà di ineluttabili tagli all'istruzione, alla sanità, alla sicurezza (la polizia non ha benzina)... massì, anche alla cultura, ricordiamoci che c'è un settore in cui non si taglia mai, ed è talmente fondamentale per il nostro benessere che a sovrintenderlo ci hanno messo Ignazio La Russa.

secondo i dati Sipri, l’Italia spenderebbe per il personale addirittura l’85,3%, cioè di gran lunga di più di altri Paesi occidentali: la Gran Bretagna spende il 62%, la Francia il 74%, gli Stati Uniti il 56%. In particolare, la nostra “spesa militare” ci colloca all’ottavo posto della graduatoria mondiale davanti a paesi come la Russia (19,4 miliardi), Arabia Saudita (19,3 miliardi), Corea del Sud (15,5 miliardi) e India (15,1 miliardi). Relativamente, poi, alla spesa pro-capite, la spesa militare italiana è stata di 478 dollari pro-capite (valore che scaturisce dal seguente rapporto: spesa militare/popolazione), più elevata di quella di nazioni come il Giappone (spesa militare pro-capite di 332 dollari) o la stessa Germania (spesa militare pro-capite di 411 dollari). Questi dati risultano ancor più significativi se la spesa militare italiana viene correlata con la spesa percentuale per lo stato sociale. Alle politiche sociali, infatti, la Gran Bretagna destina il 6,8% del Pil, la Francia il 7,5% e la Germania l’8,3%, mentre l’Italia sfiora il 2,7%.

lunedì, novembre 30, 2009

Rispostina

O papà.
Sono un po' preoccupato.

Mi fa piacere che tu mi abbia scritto, anche se hai copincollato male il mio indirizzo e hai inviato la mail alla Repubblica. No, perché in generale se hai qualche problema preferirei che restassero in famiglia.

Allora, io il tuo messaggio non l'ho tanto capito. Ricapitolando: tu sei un pezzo grosso. Io sono tuo figlio e mi sto per laureare. Ora, dovrei essere veramente l'ultima anima candida d'Italia per non aspettarmi da un genitore serio e rispettato come te, in un momento così delicato per la mia formazione, un solenne spintone.

E invece mi arriva 'sta letterina aperta, in cui mi chiedi di levare le tende. Come no, certo, mio papà dirige la Luiss e io devo andare a fare l'assistente sottopagato alla facoltà di Stocausen... Papà, senti, senza tanta sociologia, dimmi qual è il vero problema: hai promesso a qualcuno un posto che tenevi per me? Ti sei innamorato? Ti ricattano? C'è in giro un tuo video con due trans e la Mussolini? Papà, sul serio, se c'è un problema possiamo parlarne.
Basta che non attacchi la manfrina della povera Italia – sai papà, noi giovani abbiamo tanti difetti, però non è che ci beviamo qualsiasi fregnaccia.

Successo qualcosa?

Insomma, ieri mattina il titolone di Libero era "Silvio, girano le palle"; quello del Giornale "Non sanno più cosa inventarsi"; quello del QN "Barzellette". L'idea che si debba dare una notizia, che i titoli servano soprattutto a quello, ci sta un po' passando di mente.

giovedì, novembre 26, 2009

Sinonimi e contrari

Mi dicono, leggi l'intervista di Piperno a Miuccia Prada su VF. Io eseguo.
Non è male. A un certo punto però Piperno, sempre più calato nell'oggetto dell'intervista, spiega che può capirla quando passa ore a cercare un abbinamento perché... lui può passare giorni interi alla ricerca di un aggettivo.
La prima reazione ovviamente è: ehi Piperno, ma hai provato ctrl+f7? Però c'è poco da scherzare, il Flaubertismo è una brutta malattia. Cioè, pensavo che si fosse estinta nei paesi civilizzati, come il vaiolo. Ma se c'è qualcuno che ne soffre ancora a me dispiace.
Io non riesco neanche a immaginare come si possa - voglio dire, ma esistono davvero tutti questi aggettivi tra cui scegliere? Il dizionario dei sinonimi che ho io fa 800 pagine, ed è piuttosto buono, andiamo. La profondità della lingua italiana è solo apparente: se una cosa è "dolce", forse vale la pena di riflettere se non sia meglio scrivere "soave", "zuccherina", "melliflua", "stucchevole", "saccorosa", ecco, vedi? Dopo un po' mi viene da inventare le parole, perché quelle che abbiamo finiscono subito. Cioè, una volta in classe per scherzo abbiamo tirato fuori tutti i sinonimi di "morto" e ci abbiamo messo una mezz'ora, e probabilmente è una delle parole con più sinonimi della lingua italiana (se la gioca con "pene" e "prostituta"). Ma passarci una giornata, no. Una giornata su un aggettivo significa che abbiamo un problema.
Anche perché Flaubert scriveva sostanzialmente per Flaubert - e per qualche amico assai esigente - ma noialtri per chi scriviamo? Gente al gabinetto che li aggettivi li salta direttamente.
Eppure li capisco, i registi, quando girano la stessa scena cento volte. Capisco anche gli attori, ci sono cento modi di pronunciare una battuta. Ma scrivere non mi sembra altrettanto difficile. Da un punto di vista tecnico, dico. Anzi, a volte fa rabbia da quanto è facile. Qualunque deficiente è buono... Cioè, piacerebbe anche a me avere un talento unico al mondo, essere la Miuccia Prada del mio ambiente. Ma è una cazzata, chiunque abbia letto un centinaio di libri nell'età scolare è in grado di scrivere sostanzialmente bene.
Poi, certo, si tratta di trovare storie interessanti. O di trovare interessanti le storie (ad es., adultera di provincia si suicida per debiti). Ma che la scelta dell'aggettivo abbia tutta questa importanza - nell'era del ctrl+f7, poi - nah, io non ci credo.

domenica, novembre 22, 2009

Cacca agli atei, fiori a Gianfranco

Stasera mi annoio, e quindi ho deciso di riavvivare il vecchio flame con gli atei cosiddetti razionalisti. Ehi, atei: Prrrrrrrrrrrrrrr!

No, seriamente.
Io non nutrirò mai sentimenti di fiducia o di simpatia nei confronti di Gianfranco Fini. Mai. Però resto convinto che la madre di tutte le battaglie, oggi, sia quella per i diritti di cittadinanza. Finché gli immigrati non saranno rappresentati in parlamento, il parlamento non potrà che essere espressione di una maggioranza xenofoba. Quindi credo che Fini stia portando avanti l'unica battaglia giusta. Mi sembra chiaro che lo fa per secondi fini, ma spesso quelli che portano a casa i risultati non sono teneri idealisti, bensì cinici strumentalizzatori. E se anche stavolta è il caso, amen.

Mi sembra poi indicativo che nella stessa occasione in cui etichetta gli xenbofobi come "stronzi", Fini si rimetta a parlare di crocefisso nelle aule. Lo fa in un modo particolare, chiedendo conferma al suo nuovo potenziale parco elettori:

Il presidente della Camera, per rafforzare la sua convinzione, ha chiesto ai ragazzi del centro Semina (molti dei quali di religione musulmana) se desse loro fastidio la presenza del crocifisso nell'aula. Al coro di "no" ricevuto in risposta, Fini ha commentato: "Benissimo, perfetto, mi date conferma di tante cose".

Questo mi ricorda l'atteggiamento tipico dei miei studenti musulmani più esili nei giorni della polemica più rovente. Tale atteggiamento si riassumeva nella postura: il collo incastrato tra le spalle, con la speranza di dare nell'occhio il meno possibile. L'aria di chi pensa: ecco, questi litigano e alla fine le mazzate le prendiamo noi. Questo i più deboli: i più grossi invece alzavano volentieri la mano per dire che loro il crocefisso lo volevano assolutamente, non gli dava noia, no no no. Per farvi capire che aria tira, e non siamo nemmeno in Veneto.

Ecco, qui secondo me c'è la chiave di volta di tutto il discorso. A chi è seriamente penalizzato, in Italia, frega nulla di avere un legnetto al muro non corrispondente alle sue credenze. Ha talmente altri problemi, e sono problemi talmente veri, che è disposto anche a partecipare alla colletta per comprarne uno nuovo: purché sia un modo per far presente agli altri che lui c'è, che esiste.

Chi invece sta bene, con tutti i suoi diritti civili e umani piuttosto riconosciuti e rispettati, probabilmente ha anche il tempo e la voglia per sentirsi oppresso dal pezzetto di legno. Ci sta. Ma non è la mia battaglia. La mia battaglia avrebbe come obiettivo quello di portare tutte le persone nel punto in cui davvero, non ci sarà altro da lamentarsi che per un pezzetto di legno alla parete. E ahimè, in questo momento è la battaglia di Gianfranco Fini.

è uscito Rutelli

Da un paio di mesi, invece, si assiste a una risalita, anche rispetto al risultato delle elezioni europee di giugno (26% dei voti validi). I sondaggi, al proposito, mostrano oscillazioni ancora significative. L'Ispo di Renato Mannheimer situa il Pd intorno al 28%. Come Euromedia, diretta da Alessandra Ghisleri, l'istituto di fiducia di Berlusconi. L'Ipsos di Nando Pagnoncelli, invece, stima il Pd oltre il 30%. Secondo il politologo Paolo Natale (su Europa), avrebbe superato la soglia del 31%. Come spiegare una crescita così continua (perlomeno nei sondaggi)?

giovedì, novembre 12, 2009

Meno male, me stavo a scordà

Non so voi, ma effettivamente questo mese di novembre senza Giornate della Memoria mi sembrava un po' squallido, polverosa preda dell'oblio. Problema risolto.

mercoledì, novembre 11, 2009

Maria-Aisha 3-0

La Santanchè è indifendibile, e si sa. Mi ha tuttavia un po' inquietato il riflesso condizionato per cui pochi minuti dopo il suo intervento sulla moglie di Maometto c'era già qualcuno on line che replicava citando l'età della madre di Gesù. (Cito Gilioli, ma ci sarà stato qualcuno anche prima di lui).

Sono convinto che chi azzarda paragoni del genere è in buona fede. Come minimo vuole dimostrare che "tutte le religioni" traggono linfa da vecchie storie antiche ambientate in contesti tribali remoti dalla nostra esperienza, per cui a una sposa bambina musulmana corrisponde una sposa bambina cristiana ecc. ecc.

Ma basta aver letto un po', perdio, per rendersi conto che è un autogol. Aisha non è Maria, sono quasi l'opposto. Da una parte c'è una bambina che, grazie alla buona memoria dei biografi orali di Maometto, risulta avere 6 anni all'età della nozze e 9-10 all'età della prima consumazione. Qui l'unico sistema per uscirne puliti è sostenere (qualcuno lo fa) che forse i biografi hanno contato male gli anni.

Dall'altra c'è una giovane, di cui non è detta l'età, a cui l'arcangelo Gabriele annuncia una possibilità, e lei la accetta. C'è il libero arbitrio, non so se è chiaro. Che Aisha a 6 o 9 anni difficilmente poteva esercitare. Ah, e poi nel secondo caso non si parla di atto sessuale, ma di concepimento senza congiunzione carnale: qualsiasi vecchietta è in grado di confermarvi su questo punto teologico.

Poi chi lo sa come sono andate veramente le cose? Nessuno. Magari Aisha aveva 16 anni e Maria ha concepito come tutte le altre donne. Non lo sappiamo: però i miti li possiamo giudicare per quello che raccontano, e qui mi dispiace, ma non c'è gara. Da parte abbiamo una religione (l'Islam) che mostra nella tradizione biografica del suo profeta un modello patriarcale ormai lontanissimo dalla nostra sensibilità; dall'altra abbiamo una religione (il cristianesimo) che con i secoli ha reinterpretato il mito levigando i tratti più brutali e adeguandolo ai tempi.

Poi la Santanchè rimane indifendibile, ma è indifendibile anche il multiculturalismo del frullatore: tutte le religioni sono uguali, tutti i profeti si portano a letto le bambine. No. Tutti no. Le religioni sono diverse, e alcune ci possono piacere più di altre.

Falloppio, sempre lui

Forse non frequento abbastanza Wikipedia ma è la prima volta che vedo una cosa del genere
(chi fosse troppo giovane per capire il titolo del post può andare qui. E poi chiedere a Leonardo)

martedì, novembre 10, 2009

giovedì, novembre 05, 2009

Ma fammi ridere, ministro



E in conclusione io ritengo che La Russa sia l'esatto contrario di un uomo. Vuoi diventare un Uomo? Guarda La Russa e fa' tutto il contrario. Parla poco e con gentilezza, rispetta tutti e soprattutto le signore, e quando c'è qualcosa che ti preme veramente molto, l'espressione corretta è: "morirò per difenderla". Morirò. Io. Non devono morire gli altri, non è così che funziona, neanche se sei Ministro della Difesa: solo con te e Brunetta funziona così, ma appunto, voi due non siete uomini: ominicchi, direbbe qualcuno. L'uomo, se ritiene che siano in gioco i suoi diritti o la sua salvezza, è pronto a morire per difenderli. E' poi di questo che stiamo parlando, se parliamo di un crocefisso: mi viene quasi il sospetto che La Russa nel Cristo in Croce ci veda un esempio di come ci si comporta con quelli che non obbediscono (sta attento Odifreddi, hai visto cosa abbiamo fatto al nazareno)?

Io credo che la maleducazione di La Russa sia un problema contemporaneo; nel passato la gente aveva tanti difetti ma non era così maleducata. Ogni volta che lo vedo in tv mi dispiace che siano scomparse le regole della cavalleria, quelle per cui una volta ci si sfidava a duello. Uno non ci pensa, ma era un sistema per moderare le boccacce tipo La Russa. Dici due insolenze a una signora? Ti mando i padrini e sistemiamo la cosa tra uomini. E' probabile che al primo taglietto gli sarebbe passata la voglia di esibire tanta cafoneria.

Purtroppo non si può più. Vietato. Però non è che possiamo far finta che non esista il problema. C'è gente che campa sparandole grosse, e adesso dà pure gli ordini ai militari.

mercoledì, novembre 04, 2009

Tartufo 2009

Alfonso Signorini è un uomo pesante, ma Alfonso Signorini è un uomo leggero.

Alfonso Signorini, quando gli portarono il video di Marrazzo, lo considerò spazzatura. Quindi Alfonso Signorini ne fece una copia.

Alfonso Signorini non lo diede mai a Marina Berlusconi. Alfonso Signorini glielo fece solo vedere, così, per il gusto di mostrare spazzatura alle signore.

Alfonso Signorini non ha mai conservato il video nel cassetto. L'ha appoggiato lì, “alla portata di tutti”, poi quando sono arrivati i Ros nessuno riusciva a trovarlo, nemmeno Signorini. Ma in un qualche modo è saltato fuori.

Alfonso Signorini detesta le flagranti violazioni della privacy. “Se qualcuno vuole andare a trans sono affari suoi”. Ficcare una fotocamera in un'abitazione, che orrore. Alfonso Signorini pubblica solo foto prese dai terrazzi e dalla strada.

Alfonso Signorini non s'interessa di abitudini sessuali private di politici, è tutta spazzatura. Però la copia del video di Marrazzo Alfonso Signorini l'ha conservata, perché era suo dovere “come giornalista approfondire la questione”. (E come l'ha poi approfondita? Boh. Ha lasciato il video da qualche parte nel suo ufficio finché non sono arrivati i Ros).

Alfonso Signorini non manipola la realtà. Per esempio non è lui, è “Oggi” che si è inventato il fidanzato finto di Noemi. Alfonso Signorini, quando “Oggi” manipola la realtà, s'incazza “come una belva”, perché riteneva di avere la precedenza.

Alfonso Signorini, si capisce, viene su da una famiglia dignitosa ma con le pezze. È cresciuto invidiando molte persone e si aspetta che adesso tutti invidino lui. Del resto, che altro fanno le persone a parte invidiarsi? C'è un altro modo di rapportarsi tra esseri umani?

Alfonso Signorini è gay ma è andato con le donne. È gay, ma ai trans preferisce le donne. È andato a letto con la Marini ma non ha consumato.

Alfonso Signorini, se fosse una canna, sarebbe quella che hai fumato senza aspirare. Se fosse un cane, sarebbe quello che al parco cerca per cagare un posto dove qualche cane più grande ha già lasciato una merda, così nessuno potrà dare la colpa a me. Se fosse una barca sarebbe uno scafo leggero leggero, con una vela pronta a cogliere il primo alito di vento.

Alfonso Signorini, se qualcuno gli chiedesse semplicemente “Dimmi la verità”, secondo me andrebbe in crash di sistema. Definisci “Verità”. Al liceo non me ne hanno parlato. Mi parlavano di Cicerone.
Forte Cicerone. Quando faceva l'avvocato, poteva convincerti di tutto e il contrario di tutto. Come faceva a essere così convincente. Probabilmente ci credeva: credeva in tutto e nel contrario di tutto. È una specie di autoipnosi, alcuni sono capaci, tu no? rosica rosica.

(L'articolo via Soncini).

martedì, novembre 03, 2009

Poesia e polvere

Io Alda Merini non la conosco bene, e non ho ancora trovato una poesia sua che mi piacesse. Cosa volete farci, è così. (Il mondo del resto è pieno, di cose belle che a me ancora non piacciono).

Quello che m'incuriosisce di lei è il modo in cui negli ultimi anni era diventata, almeno da un punto di vista mediatico, l'incarnazione del Poeta italiano: quel ruolo che prima di lei era stato di Ungaretti, Saba, Montale (Quasimodo meno), ultimamente ci stava provando anche Mario Luzi, mentre ora scalda i muscoli Rondoni, il poeta più intervistato dai tg (certo che scrivere qualche bel verso ogni tanto aiuterebbe).

Tutto questo a prescindere dalla qualità, tanto poi le poesie chi le legge. Ma il Personaggio-Poeta è un'altra cosa, è una figura che tutti conoscono senza bisogno di averlo letto, anzi sono grati di poterlo riconoscere senza la fatica di aprire quei libri che si fanno anche un po' fatica a trovare.

Alda Merini mi ricorda immediatamente il personaggio del poeta nel Portaborse di Luchetti, che è un film, attenzione, del 1991: immagino che il poeta fosse ispirato a un personaggio vero, ma non credo si trattasse già della Merini. Ma insomma è una persona anziana che vive in semipovertà in una casa disordinata e piena di cani. Il protagonista sta brigando per ottenere il vitalizio della legge Bacchelli, ma lui non ne vuole sapere. "Mi piace vivere così", dice, mentre i cani lo assaltano (ha in mano le frattaglie). Il portaborse è un film didascalico (a me piace per questo), i personaggi interpretano funzioni sociali ben delineate: il Professore, il Politico Corrotto, il Giornalista, la Bella Ragazza... il Poeta Che Vive In Miseria Coi Cani. Ecco, mi pare che la recentissima fortuna di Alda Merini, più che ai suoi versi, debba molto al suo trovarsi nelle immediate prossimità di questo stereotipo. Non a caso, appena morta, la prima cosa che fornisce La Repubblica non è un saggio dei suoi versi migliori (magari c'erano problemi di diritti), ma un bel reportage fotografico della sua casa, che deve sembrare il più possibile incasinata, perché i poeti... vivono così.

Io non credo che la Merini interpretasse un personaggio: non trovo difficile pensare che fosse davvero una vecchietta simpatica (con un vissuto assai problematico alle spalle) in una casa disordinata. Quello che mi fa riflettere è lo Stereotipo del Poeta Italiano come si è fissato nel secondo Novecento: un vecchietto un po' matto in una casa cadente, in balia dei suoi animali domestici. Altrove non è così: i poeti possono anche essere giovani, o adulti, vivere in case funzionali. Di chi è la responsabilità?

Suppongo che la sua parte di colpa l'abbia Montale, con i suoi solai e cantine e ripostigli e orecchini e chincaglierie assortite. Ma la mania dei solai parte da molto prima, il primo solaio del Novecento credo l'abbia visitato Gozzano nella Signorina Felicita. Da allora la polvere è diventata una presenza ossessiva nella poesia italiana.

Poi può anche darsi che la nostra mania per solai e cantine ci derivi dall'usanza di vivere in case di proprietà, tramandandocele di padre in figlio. Per cui il disordine fisico di queste case forse davvero è un problema che i nostri poeti riflettono più di altri. Noto per esempio che il più grande incendiario di solai, almeno da un punto di vista poetico, F. T. Marinetti, viveva proprio in quel periodo in una casa assolutamente disastrata, piena di cimeli africani che gli ricordavano l'infanzia egiziana ma che con il futurismo non c'entravano proprio niente, di cui non riusciva sul piano pratico a liberarsi, sicché in un certo senso il futurismo era una reazione del poeta all'entropia del suo stesso ambiente.

E insomma può darsi che alla fine questi Personaggi Poeti siano un modo con cui amministriamo la nostra autoindulgenza: casa mia è un casino, magari sono un poeta anch'io. E magari prima o poi a furia di non spolverare mi danno anche un vitalizio.

lunedì, novembre 02, 2009

il cadavere del vicino puzza sempre un po' meno di quello che ci è morto in casa

Ma quelli che oggi dicono che mostrare foto di morti ammazzati è sbagliato non sono gli stessi che ci dicevano di osservare ben bene quando ammazzavano Quattrocchi o decapitavano Nick Berg, vero?
Non scrivono nemmeno negli stessi giornali, vero?
Non controllo nemmeno, mi fido.

(Nb: per me, in linea di massima, mostrare morti violente in tv è sbagliato. Può avere una sua utilità se riapre il caso e aiuta a risolverlo. Mi offende invece quando è finalizzato alla propaganda: "i nostri bambini morti sono più morti di quelli del nostro nemico perché te li posso mostrare", ecc.).

sabato, ottobre 31, 2009

Sorridi

Online da Lunedi'...Lo scorso anno in questo periodo infuriava la discussione sulle cosiddette “classi ponte”, una proposta della Lega Nord che prevedeva l’istituzione di classi separate per i bambini figli di immigrati. Questo, secondo la proposta, avrebbe favorito l’apprendimento della nostra lingua da parte dei bambini figli di stranieri e allo stesso tempo avrebbe impedito il rallentamento dello svolgimento dei programmi nelle classi “normali”.
A un anno di distanza, che fine ha fatto quella proposta?
Esistono davvero già le “classi ponte”?
Se non sono state mai istituite per legge, perché nelle nostre scuole esistono invece di fatto delle classi ormai interamente composte da bambini stranieri?
Ascoltando le proteste dei genitori, il Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini propone, oggi, l’introduzione di un tetto massimo di studenti stranieri per classe. Non potranno essere più del 30% del totale.
A che punto è la proposta della Gelmini? Quali sono le reazioni degli insegnanti e dei genitori all’introduzione di questo tetto? E perché, nonostante questa proposta sia stata già fatta anche da altri ministri e da altri governi sotto forma di circolari ministeriali, gli istituti faticano ad applicarla?
Per rispondere a queste domande le telecamere di “Crash” sono andate a verificare la situazione in alcuni istituti italiani, e hanno ripreso le varie facce del problema, ascoltando genitori e insegnanti. Verranno mostrate scuole dove il tetto viene già applicato da anni con buoni risultati, scuole con un alto tasso di presenza di bambini stranieri, scuole dove si dice vengano dissuasi i genitori immigrati ad iscrivere i loro figli, dirottandoli su altri istituti.
Per discutere e approfondire l’argomento, poi, Valeria Coiante ospiterà in studio l’on. Valentina Aprea (Pdl), presidente della Commissione Cultura Scienza e Istruzione, la senatrice Maria Pia Garavaglia (PD), responsabile settore scuola del PD, e Leonardo Tondelli, professore di Lettere a Carpi (Modena).

mercoledì, ottobre 21, 2009

Cinico '09

Padre, confesso di perdere tempo on line con passatempi stupidi e cinici.

Per esempio, un mese fa un blogger democratico spiegò un sistema facile facile per trasformare mille euro in un milione con 61 scommesse semplici semplici, io poi quasi tutti i giorni andavo a vedere la gente che gli scriveva nei commenti che si era giocata i mille euro e lo mandava anche un po' a cagare. Che perdita di tempo, che modo stupido di divertirsi, che vergogna.

Ma adesso è pure peggio, perché ogni volta che sento di una scossetta in Abruzzo, padre, io appena posso vado a vedere su Byoblu se per caso Giuliani stavolta, non l'abbia prevista - e mai, maledizione, non ci azzecca mai. E' per via di una finestra oraria, a quanto pare, per cui se la scossa è sotto i 3 non la prevede perché è strumentale; se è sopra i 3 non ha fatto in tempo a prevederla perché è fuori dalla finestra oraria; insomma le uniche scosse che riesce a prevedere sono quelle disastrose di cui però non può avvertirci perché se no il perfido Bertolaso lo denuncia di nuovo per procurato allarme. Proprio lui, che vorrebbe solo tranquillizzare le persone... E credete che in tutto questo gli utenti di Byoblu si lamentino? No, c'è gente che si attacca a internet dalle tendopoli per dormire tranquillo con l'ultima previsione, e che ringrazia sempre Giuliani per l'ottimo lavoro che sta facendo, e vabbè, se trema la terra lui quasi mai se ne accorge, ma è un dettaglio, lui almeno ti regala la speranza.

E io ci vado, capisce Padre? Vado, leggo i commenti degli abruzzesi grati a Giuliani, ed evidentemente mi diverto; ma esiste sulla faccia della terra un individuo più spregevole di me.

lunedì, ottobre 19, 2009

domenica, ottobre 18, 2009

Un voto non inutile

Una settimana fa (ma l'articolo è di oggi) Scalfari ha chiesto ai candidati alle Primarie - qualora nessuno di loro raggiungesse il 50% - di far confluire i loro voti su quello dei tre che avrà raggiunto la maggioranza relativa.
Secondo Costa si trattava di una "polpetta avvelenata", "un appello al voto utile, a vantaggio di Dario Franceschini". Ecco, io credo che Scalfari abbia senz'altro molti difetti, però non avvelena le polpette. Non è il suo stile, non lo è mai stato. Se vuole dire una cosa, la dice. La ribadisce anche su quattro colonne, non gli mancano né lo spazio, né il tempo, né l'eloquenza. Se voleva fare un appello al voto utile, avrebbe fatto un appello al voto utile. Se avesse voluto che i suoi elettori votassero compatti Franceschini, avrebbe scritto: voto Franceschini, fatelo anche voi. Perché è un giornalista, Scalfari, e anche quando scrive le sue opinioni le tratta da informazioni: pensa una cosa? La scrive. Non scrive X per intendere Y, non manda W a dire a Z che J parla molto male di K. Questo paradossalmente lo rende forse poco comprensibile ai commentatori che sono ormai abituati ad applicare un codice cifrato a qualsiasi cosa. Scalfari non cifra un bel niente. Secondo me anche Costa lo sa, però su Giornalettismo ha scritto che Sc. vota per Fr. così forse il lettore di G. voterà per M.

Quello che premeva a Scalfari era informare di una cosa: c'è una falla nello statuto del Pd che di fatto consentirebbe a un candidato di diventare segretario anche se arrivasse secondo o terzo alle Primarie. "Non ci voleva Eugenio Scalfari per spiegar[lo] ai tre candidati", dice Costa. A loro no: al grande pubblico sì. Ora lo sappiamo. Sappiamo anche che Bersani e Franceschini hanno garantito che non lasceranno che accada questo guaio. Bene così; se lo avesse dichiarato formalmente anche Marino sarebbe stato ancora meglio. E' vero che lo statuto del Partito non lo chiede, ma al di là di ogni regola c'è il buon senso, e basta un minimo di buon senso per capire che se Franceschini prendesse meno voti di Bersani e diventasse segretario, sarebbe un segretario zoppo pronto a cadere alla prima difficoltà.

Io non sono ancora sicuro di chi voterò alle Primarie. Il mio voto Marino se lo meriterebbe senz'altro; ma non vorrei che servisse a un simile gioco di sponda. Se vincesse Franceschini non sarebbe una tragedia: purché vincesse con i voti suoi, non con quelli di Marino. Per questo mi piacerebbe un'assicurazione da Marino in questo senso. Proprio perché stavolta non vorrei limitarmi a dare un voto utile.

Con la bici tra le nuvole

Marcella e Bernardo che oggi sono partiti per il Tibet. In bici.





Il viaggio si potrà seguire dal loro sito: dallanebbiallenuvole.net
Un abbraccio e in bocca allo yak

Forse è il caso di mandare un curriculum

Se lo facevano scrivere a me, veniva molto meglio.

venerdì, ottobre 16, 2009

Quiz: come sei veramente intelligente?

A che età hai smesso di credere nella Befana? In Babbo Natale? Nell'onestà intellettuale di Giuliano Ferrara? In Tony Blair leader di una sinistra europeista?

Anche se ci hai messo molti anni, non disperare. C'è sempre qualcuno messo peggio di te, ed è Veltroni.

Se io fossi Matteo Mezzadri

Dunque è possibile che l’unica volta che un militante del PD modenese riesce a far parlare di sé non si possa difenderlo? Che non si riesca proprio a esprimergli solidarietà? Sì, è possibile. Perché si è già pentito.

Però si può dire cosa avrei detto io – dopo il fatto - se fossi stato lui. Avrei detto di essermi espresso così per puro odio. E l’odio come tutti i sentimenti è senza colpa. E’ quello che è e basta. Poi avrei aggiunto che augurare una pallottola a qualcuno, come hanno fatto anni fa i suoi alleati politici con un magistrato, non è il massimo della raffinatezza e dello spirito ma anche cambiare leggi per favorire sé stessi e la propria cricca di amici, corrompere giudici e accusare di malafede chiunque ti esprima un verdetto sfavorevole non sono proprio espressioni di fair play assoluto. E dunque chi sono (chi sarei) io per dover sempre pormi al di sopra del Presidente del Consiglio? Un parruccone della presunta superiorità morale della sx?

Una cosa del genere avrei probabilmente detto io se fossi stato lui. Con simpatia però :-)
O forse no. Forse me la sarei fatta sotto anch’io e mi sarei messo a frignare. Però prima, a torto o a ragione, avrei aggiunto che comunque la vita di B. non vale più di quella dell’ultimo dei migranti che i suoi respingimenti possono aver condannato a morire. Certo, sono dichiarazioni che non mi avrebbero aiutato a fare carriera nel PD. Però Matteo, lascia che ti dica una cosa: non la fai neanche tu. Mezza cartuccia.


giovedì, ottobre 15, 2009

Ma porcaput

D'ora in poi, ogni volta che combino un guaio, penserò a lui.

Generational Divide

C'entra col discorso di ieri: mi sapete segnalare un blog, anche solo uno, ma interessante e scritto in modo decente, di una persona che abbia meno di vent'anni? Al massimo anche meno di 22.

Perché io comincio un po' a spaventarmi.

mercoledì, ottobre 14, 2009

Una vergognosa campagna denigratoria

Io quando insegno sono un pubblico ufficiale, non faccio politica per quanto è umanamente possibile; parlo invece molto dei politici perché esistono, e a 14 anni i ragazzi li devono conoscere. Ad esempio, c'è un Presidente della Repubblica che si chiama G. Napolitano, uno del consiglio (S. Berlusconi) e tanti ministri tra i quali anche quello all'Istruzione, on. Maria Stella Gelmini, che manda tante circolari ai Presidi e poi i presidi le mandano a noi, e insomma la struttura nazionale funziona così, intesi?

Di solito i ragazzi odiano di default il Ministro della Pubblica Istruzione, semplicemente perché odiano la scuola, che è un'istituzione che li reclude. Per dire, io odiavo la Falcucci, loro la Gelmini, ma non per i programmi: semplicemente perché rappresenta un sistema. Non è politica, o lo è a un livello molto primitivo. Quindi se mi dicono: "Gelmini stronza", io rispondo: "Che ne sai, conosci le sue politiche? Leggi le sue circolari? Le sue interviste? Se ci tieni fallo, e poi ne discutiamo ecc. ecc.". Insomma, io di base la difendo, perché è lo Stato, e anche un po' perché mi ha regalato una bellissima lavagna digitale.

Ciò detto, oggi entro in classe e respiro immediatamente un forte clima anti-gelminiano. C'è chi propone di prenderla a schiaffi e chi propone di sputarle in faccia. Perché? Prof, perché vuole chiudere Messenger alle dieci di sera. Eh?
Ma dove l'avete sentito? Mah, si dice in giro. Si dice. Lo avete letto sulla homepage di messenger? Ecco, sì.

Appena ho un'ora buca controllo. La Gelmini sta rilasciando dichiarazioni a 360°, ma questa cosa di messenger non risulta.
La risposta arriva verso sera, su yahoo answers.

Considerazioni: (1) i ragazzini, perlomeno quelli che conosco io, non capiscono una mazza di internet. Credono a qualsiasi cosa puzzi vagamente di bufala: la fine del mondo nel 2012 e la Gelmini che vuole chiudere Msn. L'home di Msn e quella di Virgilio sono spesso gli unici siti che visitano in modo sistematico. Sul Pc di casa si orientano, ma appena messi fuori non ricordano le loro password.

(2) E c'è qualcuno là fuori che lo sa e sta mettendo insieme campagne di disinformazione mica male: il gruppo facebook La Gelmini Vuole Far Chiudere Msn e Facebook..Ma pkkè nun s kiur sol ess xD ha più di 14.000 membri... e ce ne sono tanti altri, ovvio.

mercoledì, ottobre 07, 2009

"Ci prendono in giro anche con gli spettacoli comici"

Posso dirlo? Il lodo Alfano mi è sempre sembrato la più piccola delle porcate berlusconiane. E le polemiche sulla costituzionalità eccessive. Detto questo la conferenza stampa di oggi è cult assoluto. Secondo me verrà mostrata dagli storici del futuro per dibattere la psicologia di S.B.

martedì, ottobre 06, 2009

Dei pesi e delle misure

1. Se Prodi non riceve il Dalai Lama, è per vili questioni d'interesse economico. Se qualche tempo dopo Barack Obama non riceve il Dalai Lama, è perché le cose sono molto complesse, cioè, voi davvero pensavate che ricevere il Dalai Lama risolvesse i problemi dei tibetani? No, macché, il contrario. Non avesse proprio altri meriti, Obama può reclamare questo: aver portato un po' di complessità nelle opinioni di Francesco Costa.

2. Per Adinolfi il futuro del Pd è nei social network: chi raccoglie più consensi attraverso i social network vince le elezioni (pare che Obama abbia fatto così, mah). Ma se un suo avversario si attenta a usare facebook per raccogliere consensi su Bersani, si tratta dell'"istituzionalizzazione dell'idea delle truppe cammellate". Facebook è il futuro solo finché lo usa Adinolfi.

3. Sabato a Carpenedolo (BS) hanno trovato un pensionato chiuso nell'abitacolo della sua macchina, col pisello in fuori e quattro bambine (che piangevano). I tg di fine settimana ne hanno un po' parlato, ma stranamente il linciaggio stavolta non ingrana. E dire che una volta bastavano testimonianze frammentarie e orali di bambini un po' confusi: stavolta no, c'è la testimonianza della polizia stradale che lo ha fermato; eppure non si è ancora saputo il nome e il cognome del tale (a Rignano Flaminio, per dire, le generalità dei sospettati si seppero subito); addirittura qualcuno ha titolato "Presunto pedofilo arrestato" (in effetti, chi lo sa, magari non è proprio pedofilo, ma solo uno a cui è capitato di chiudere nella sua macchina quattro bambine e poi abbassarsi i calzoni). Oggi per esempio Brescia Oggi titola "Lo stupro è stato escluso". Titoli molto misurati, e non posso che rallegrarmene.
Ma non posso neanche fare a meno di notare che le bambine erano arabe. E quindi sì, vabbè, avrà avuto i pantaloni in fuori, ma lo stupro-proprio-stupro non c'è stato, e comunque ognuno è innocente fino a prova contraria eccetera.

lunedì, ottobre 05, 2009

E non ci ha scritto nemmeno un romanzo

Vertigoz descrive la sua esperienza con Ritalin e affini e, chissà come, riesce più credibile di Morozzi.

Bicchiere mezzo pieno

Piccoli segnali di speranza da una penisola penosa: Camillo, mi par di capire, non ha vinto nulla alla Blogfest. Questo vuol dire due cose. La prima è che se il cervello di questo paese è in pappa da anni, quello dei blogger non lo è ancora del tutto. La seconda è che si trova comunque in stato confusionale, infatti l’avevano candidato.

domenica, ottobre 04, 2009

Probabile resistenza

Comunicazione di servizio: chi volesse vedere nella sua interezza la mostra sullo sgombero dello spazio sociale Libera può farlo fino al 18 ottobre all'Avia Pervia di via Paolo Ferrari 51, Mo. E' aperto ogni mercoledì, sabato e domenica e dalle 18.00 alle 21.00

Probabile resistenza, di Davide Mantovani e Davide Piferi De Simoni (info@image-in.it)

venerdì, ottobre 02, 2009

Chi ha incastrato l'ex otago

Ho cercato di qua, ho cercato di là, ma non ho ancora trovato una riflessione seria sull'inconigliamento di Pernazza nel programma di Chiambretti. E benché piste sia un sito operaio che va a letto presto e non sempre si aggiorna sulle novità indie italiane, non ci tiriamo indietro: coraggio, scriviamo qualcosa di intelligente su Pernazza che fa il coniglio nel programma di Chiambretti.

Mm.

Pernazza a parte, ma quanto è disgustoso Chiambretti? Voi ce la fate a resistere a più di tre minuti di Chiambretti? Ti scivola il dito sul canale e ti ritrovi una finta Von Teese che si strofina su Bobo Vieri, cioè, anche accettando il coté sexy, ma chi è che si eccita vedendo una tizia strofinarsi su Bobo Vieri? è il programma per chi doveva andare nei privé sexi ma si è addormentato sul divano?

Addirittura c'è chi adesso si fa dei dubbi su Chiambretti: non si è un po' arenato?, si chiede Achille. Ehi, Achille, ho un'altra domanda per te: secondo te Cicciolina è ancora vergine? Non so... perché c'è un mio amico che l'ha vista con un serpente una volta... mah. No, io dico che sono quasi dieci anni che Chiambretti impersona il peggio della tv italiana, un freak show senza fantasia, un Maurizio Costanzo in guepière, la cosa più oscena che io riesca a immaginare, impegnandomi. Per una definizione più estesa, vedi qui.

lunedì, settembre 28, 2009

Torni avanti creativo?

Come blogger ultradilettante e lievemente autistico mi ero perso l'annuncio della blogfest 2009. E probabilmente mi perderò anche lo svolgimento. Però sono curiosissimo di sapere se ci sarà anche quest'anno un tizio che "insegna a riconoscere un lavoro creativamente valido". Ma le pernacchie tra i blogger famosi non usano?

Ma soprattutto di Trivellazione

Secondo Libero, Leonardo è una "piattaforma di politica e attualità".

sabato, settembre 26, 2009

Certe rassegne si fanno un po' a naso

Sono passati 11 lunghissimi anni da quella prima edizione di "Fuori i corto", minuscola rassegna di cortometraggi messa in piedi con l'associazione universitaria. Una sola idea: nessuna selezione, si proietta tutto. Con l'entusiasmo dei neofiti offrivamo anche ospitalità in ostello a qualsiasi regista partecipante si presentasse. Si presentò solo una ragazza. Una dottoranda stanca di filosofia barbogia e vogliosa di cinema. Si presentò con un corto molto curioso, girato in California dove studiava, My little man. Rimase delusa quando le dicemmo che non c'era stata selezione. Qualche settimana fa è uscito nelle sale il suo primo vero lungometraggio. E come allora fa anche l'attrice.

Ci fu almeno un altro piccolo capolavoro in quella prima edizione, qualche anno dopo andò anche a Locarno, rassegna off. E' questo qui sotto



Chi volesse vedere qualche altro film può trovarlo qui, qui e qui

giovedì, settembre 24, 2009

Importare la democrazia

Non riesco a capacitarmi del fatto che si tolleri con tanta leggerezza il proliferare di giornali nuovi, vedi quello di Marco Travaglio, l’uomo più viscido della sinistra disfattista e sempre alla ricerca di nuovi modi per indebolire il premier, vista la continua ascesa dello stesso nel consenso degli italiani. Possibile che l’avvocato Ghedini non riesca a trovare un reato plausibile per la chiusura di queste «vipere» che strisciano con il continuo intento di mordere il premier e causarne la morte politica? Un giornale che palesemente offende e denigra il capo del governo va subito chiuso. Lasciamo poi le critiche a chi è nato per criticare tutti gli avversari politici. Una volta creato l’esempio gli altri giornali di sinistra si guarderanno dal continuare ad offendere il premier e la sua coalizione. Possibile che non si riesca a trovare una norma che preveda l’attentato morale al capo del governo? Io credo che l’unica soluzione a questo continuo stillicidio di calunnie sia quello di rispondere con i sistemi usati (che io non approvo) da Putin nei confronti della Georgia, e della Cina nei confronti dei monaci tibetani: «La forza». Dopo una serie di bastonate inflitte a Franceschini, D’Alema, Travaglio, Santoro e Maurizio Mannoni, si vedrebbero subito i risultati, si vedrebbe il ritorno del rispetto nei confronti di Berlusconi.


lettera pubblicata da Il Giornale del 15/09/2009

martedì, settembre 22, 2009

Alborosie vs. Babylonian Maffia Maccaroni

Italiani all’estero: Alberto D’Ascola, in arte Stena. Un tempo cantante dei Reggae National Tickets, si è trasferito in Giamaica nel 2001 per approfondire la cultura reggae e rastafarian. Ha cambiato nome in Alborosie ed è diventato una star, produttore e musicista apprezzatissimo. Ma non ha dimenticato le sue origini e il suo Presidente del Consiglio. Al quale, in occasione dell’uscita del suo primo album lo scorso giugno, ha dedicato Mr. President. Una canzone di insulti e contumelie, però in puro anglo-jamaican patois. Adoro l’Italia che sa odiare anche alla distanza


domenica, settembre 20, 2009

Ma dottoressa Shiva, l'autopista sarà fighissima

Queste cose dovrebbe postarle Cragno, ma potrebbe metterci sei mesi quindi faccio io, direttamente dalla newsletter di Libera:

A milano ieri mentre aspettavo di fare il dj mi arriva da modena una telefonata esaltante: stanno fischiando e urlando buffone a Mario Lugli ex assessore della giunta dello sgombero perché sta difendendo il progetto autodromo.
Subito mi viene in mente lo striscione che con palloncini pieni di elio abbiamo innalzato fino alle finestre del consiglio comunale il 24 gennaio 2005 il giorno della prima approvazione dell'autodromo.
Sopra lo striscione avevamo scritto: la gente è con noi.
Ieri a modena era il primo giorno del Festival della Filosofia 2009 ed in piazza grande si teneva l'intervento di Vandana Shiva, al termine una ragazza gli ha chiesto se riteneva giusto che un anno fa fosse stato sgomberato uno spazio sociale per realizzare un autodromo. Vandana ha risposto che se questo era vero era molto stupido, pensare nel 2008 ancora ad investire sull'automobile era stupido.
A quel punto Mario Lugli che era al tavolo a fianco di Vandana ha preso la parola per difendere quello sgombero e quel progetto che come assessore aveva votato e condiviso.
Nemmeno il tempo di articolare che la piazza è esplosa in urla di buffone e fischi tanto che lo sgomberatore ha preferito rimettersi zitto.
Ho cercato subito qualcuno/a di Libera per farmi raccontare meglio l'episodio ma ho scoperto che nessuno/a di noi era stato in piazza e quindi?
Quindi era chiaro, tutto spontaneo, la gente si è ribellata all'arroganza dei politici locali senza nessun sobillatore.
Un tempo Pighi sindaco rieletto (per il rotto della cuffia) disse in merito al presidio del 2005: vidi lo striscione “La gente è con noi” mi affacciai alla finestra ed erano solo una quarantina.
Poco tempo fa Pighi ha parlato della scelta dell'autodromo come una scelta impopolare iniziando ad ammettere che forse non eravamo soli a scontrarci contro il suo dannato progetto.
Ieri la piazza glielo ha gridato.
Oggi solo la Gazzetta di Modena riporta l'episodio, peccato era una bella occasione per fare una seria riflessione su di una "Comunità Sgomberata".
Di questo però i capi di Modena preferiscono non se ne parli.
La gente è con noi.
Colby


Faccio un appello: qualcuno possiede una registrazione dell'intervento in cui Lugli cerca di difendere un'autopista davanti a Vandana Shiva e dietro a un pubblico di filosofi? Perché secondo me in quel momento deve avere assunto almeno per un istante una dimensione eroica. Dopo una performance così puoi anche andare a parlare di salcicce alla Mecca.

Ah, sì, ci vorrebbe anche una seria riflessione sulla coerenza di una classe dirigente locale che chiama Vandana Shiva in città ogni estate, e nei restanti nove mesi gioca a fare le autopiste. Magari un'altra volta, oppure Cragno.