martedì, ottobre 16, 2007

prevedibility

Anch'io ieri mi sono quasi commosso leggendo quel fondo di Berselli. Per un attimo ho pensato di copiarlo direttemente dal giornale. Poi mi sono detto che non c'era bisogno, entro la mattinata l'avrebbe fatto Wittgenstein. E infatti.
quelli che non sono andati a votare per le primarie del Pd perché il nuovo partito non era abbastanza liberale, socialista, popolare, democratico, insomma perché non era perfetto. Sono quelli che sono disposti a dimenticare le tristi necessità del presente in vista di un futuro che sarà molto migliore e forse anche molto più futuro. Sono le vittime di una malattia inguaribile per la cultura della sinistra. Dove conta essere "scomodi", dove importa manifestare "disagio", dove conviene mostrarsi "mai soddisfatti". I perfettisti, sempre preda di quella nevrosi che è un peccato anche per la fede, in quanto «sacrifica i beni presenti all'immaginata futura perfezione» (Rosmini). Per il perfettismo la socialdemocrazia è un'abdicazione, il gradualismo è una rinuncia, le libertà borghesi sono formali, le riforme sono banali. Sono sempre i migliori, i perfettisti: chiusi nella loro orgogliosa sicurezza, sicuri di possedere la verità. Poi certe volte arriva il popolo, che a forza di schede travolge le aspettative. E allora potrebbe anche capitare di vedere gli idolatri della perfezione spalancare la boccuccia per la sorpresa...

Ma non succederà, vero?

1 commento:

  1. beh, dai, cosa saremmo senza i perfettisti che ci stimolano a migliorare sempre? :-)

    (a me quello che sta più sui maroni, ti dirò, è il mio perfettista interiore)

    RispondiElimina