mercoledì, aprile 12, 2006

il taccerismo della volontà, il prodismo della ragione

Ognuno ha le sibille che si merita, io mi tengo stretto B. Georg. E lo scopiazzo senza scrupoli:

"...contesto però il dato tecnico: le riforme fatte sono state esageratamente scadenti. La riforma della scuola e dell’università fanno sinceramente pena, e lo dico non ideologicamente ma tecnicamente; la legge Biagi è monca e se ne accorgono ormai anche i liberal; sulle pensioni - la palla al piede del paese, che assorbe a tutt'oggi il 70% della spesa di welfare - è stato solo continuista col centrosinistra, perpetrandone gli errori, la riforma del sistema radiotelevisivo è la quintessenza dell’antiliberismo. E le riforme non fatte sono talmente tante che c’è da spaventarsi. Il risultato è quello che si vede: un taccerismo della volontà, teneramente trash e un poco straccione, fatto con materiali da rigattiere, che di fronte ai vago familismo dei democristiani (forti di un temibile 3%!) e a qualche ruspante socialfascista si scioglie sommessamente.

Probabilmente l'errore di Berlusconi - a parte non tagliare con più coraggio i ponti con la sua precedente carriera e interessi - è stato circondarsi di personale politico raffazzonato e scadente, yes man, professori di economia desiderosi di riscatto le cui precedenti sfortune accademiche forse avevano qualche ragione, sedicenti manager incapaci di gestire una merceria.
Col risultato che il partito liberale di massa oggi non ha un erede (l’uomo ha 70 anni…) non dico di alto, ma nemmeno di medio profilo, tranne… tranne un tizio lombardo che deve il suo potere a un movimento integralista comunitario cattolico e che il Berlusconi giustamente teme come la peste. E con la prospettiva che su quel 20% di voti tra qualche anno banchettino gli ex democristiani di varia risma.

[...]

- Prodi, se il governo va in porto, sarà in sella almeno due anni (la maggioranza risicata al Senato non è tecnicamente un problema insormontabile) durante i quali nessuno ha davvero l'interesse a farlo cascare: a sinistra saranno impegnati a fare a tappe forzate il Partito democratico e la Linke, altrimenti li appendono per i piedi, e chi minaccerà di sgarrare nelle votazioni in aula, lo accoltelleranno nei sottoscala; a destra sanno che non possono tornare alle elezioni così - riperderebbero - quindi saranno molto presi a fare il Partito popolare e a trovare un posto "di prestigio" a Berlusconi (bel problemino: dipendono totalmente da lui ma non possono più rimanerci attaccati se vogliono avere un futuro).
- Nel frattempo il governo farà alcune cose "di base" su cui troverà qualche voto anche a destra - nuova legge elettorale, alcune riforme economiche urgenti, interventi per la scuola - e alcune su cui non li troverà - antitrust nei media e conflitto di interessi, giustizia, precari - e qui dovrà provare a farcela da solo. Se ce la farà a quel punto, tra un paio d'anni, sarebbe saggio tornare concordemente alle urne a metà legislatura, e le coalizioni a quel punto sarebbero guidate dai segretari dei novelli partiti maggiori - al momento attuale direi Veltroni e Formigoni, ma la Sibilla qui farfugliava quindi posso sbagliarmi.

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