lunedì, gennaio 31, 2005

ma il 60 % di cosa?

Il nostro cervello – la somma di tutti i nostri cervelli – è un oggetto strano, che assorbe i dati in un modo tutto suo.

In un emisfero di questo cervello collettivo, c'è l'idea (ormai ben assestata), che non sappiamo quanti iracheni vivono in Iraq. Non lo sappiamo perché non abbiamo dati sufficienti – l'altra sera da Lerner dicevano che per un censimento ci vorrà qualcosa come 5 anni. Non sappiamo quanti erano sotto Saddam (e quanti ne ammazzava Saddam all'anno); non sappiamo quanti sono morti durante la guerra e l'occupazione; in pratica non sappiamo niente di preciso. Da cui la lunghissima polemica sui body counter e il famoso studio del Lancet, etc..

Nell'altro emisfero, c'è l'esigenza di sapere subito, immediatamente, se le elezioni in Iraq siano andate bene: se io ho ragione, se tu hai torto, etc. Così che ad urne ancora aperte questo secondo emisfero comincia a riempirsi di perentorie percentuali. "Settanta-Per-Cento!", "Sessanta-Per-Cento!", "Cinquantasette-Per-Cento!" Siccome i due emisferi sono molto ben sigillati, a nessuno viene in mente di chiedersi: settanta per cento di che? 57 % di che? Quanto fa il 60 % di "Non lo so"? Non lo so. Te, lo sai? Bravo.

Questo naturalmente non impedisce di dare valutazioni "a naso": basta dirlo, basta non brandire il segno % come se fosse la verità rivelata. E stasera, "a naso", otto milioni di iracheni sembrano assai di più di quanto tutti si aspettassero. Il che, "a naso", sembra una buona notizia per gli iracheni, e una grande sconfitta per Al Zarqawi (chiunque sia veramente).

Per un giudizio più partecipe ed emotivo, da tifoso, o anche semplicemente da "preferisco questi a quelli", rivolgersi a Barenghi, che esiste apposta.

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